
Anche il Primo maggio. Come il 25 aprile, come l'8 marzo, come la Giornata della memoria a gennaio. E anche peggio, stavolta.
Come un rullo-compressore, l'ideologia passa sopra un'altra data che si vorrebbe di «festa» nazionale, o di commemorazione civile, e la riduce a un cumulo di polemiche. La notte in cui tutte la celebrazioni sono uguali si chiama antagonismo. E il «concertone» in piazza San Giovanni ha subito lo stesso destino delle altre giornate: stessi slogan, stessi gesti, spesso d'odio - le bandiere bruciate a Torino - e polemiche.
Ma stavolta l'evento di Roma - che ha visto un afflusso di 200 mila persone - è stato funestato anche da un episodio di criminalità, simile a quelli che a Milano si sono visti in Duomo per il capodanno. A Roma tre persone, tutte e tre cittadini extracomunitari, sono stati arrestati nel corso del concerto e sono accusati di avere molestato una ragazza che era in fila, in attesa di accedere a un'area riservata. I tre avrebbero afferrato la giovane che grazie all'aiuto di un'amica è riuscita ad allontanarsi chiedendo aiuto alla polizia. Grazie alle descrizioni fornite e all'intervento degli agenti del commissariato Esquilino, i tre sono stati rintracciati e arrestati con l'accusa di violenza sessuale. La vicenda è emersa ieri dalla nota della Questura di Roma contenente un bilancio delle attività svolte in occasione dell'evento, organizzato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, che per ora non commentano l'accaduto, sul quale dovrà essere fatta luce.
Inquietante quanto accaduto a Torino dove al termine del corteo, dal palco di piazza Solferino sono state bruciate bandiere Usa, Israele ed Europa. E molto discusso - ne ha dato conto anche il «Times of Israel» - l'evento musicale di Roma, che ha fatto parlare di sé soprattutto per l'esibizione di un gruppo fino a ieri semi-sconosciuto ai più: i «Patagarri», che hanno pensato bene di suonare un canto popolare ebraico antico e molto amato, «Hava Nagila», riadattandone il testo in versione pro-pal - ma si potrebbe dire anti-Israele. Il «frontman» del gruppo ha scatenato la piazza, scandendo «Palestina libera» e «Free Palestine», slogan che secondo le comunità ebraiche evocano la distruzione di Israele «dal fiume al mare». Un inno sionista, composto negli anni in cui si realizzava la speranza di uno Stato ebraico è stato dunque trasformato nella solita manifestazione percepita come ostile allo Stato ebraico. «Raccapricciante» l'ha definita anche il giornalista David Parenzo. Hanno reagito le Comunità, di Roma («appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile» ha detto il presidente Victor Fadlun) e di Milano («I nemici peggiori della nostra storia sono stati proprio quelli che hanno usato la nostra cultura contro di noi» ha detto Ilan Boni). La canzone è stata «appositamente stravolta con l'effetto di creare divisioni e generare odio antisemita» per la presidente delle Comunità Noemi Di Segni, che ha criticato la Rai per la «mancata vigilanza». Moltissime le reazioni, tutte del centrodestra. Da Fdi con Lucio Malan, Giovanni Donzelli ed Ester Mieli: «Quanto accaduto è vergognoso». Nella Lega Massimiliano Romeo ha visto una «inquietante» piazza che «inneggia all'antisemitismo».
Da Fi, solidarietà alla comunità ebraica con Maurizio Gasparri: «Credo che la Rai dovrebbe chiedere scusa».E Mariastella Gelmini (Noi moderati), componente della commissione di Vigilanza, ha osservato che «utilizzare il Servizio pubblico italiano per lanciare messaggi politici è inaccettabile».
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