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Askatasuna e cittadinanze onorarie. La sinistra va in tilt sui violenti

Centrodestra e Azione incalzano il sindaco dem di Torino: "Chiuda il centro sociale". Imbarazzo sulle onorificenze alla Albanese in molte città. La petizione: "Ritiratele"

Askatasuna e cittadinanze onorarie. La sinistra va in tilt sui violenti
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Smetterla di coccolare i violenti, non onorare i cattivi maestri. E magari stanare chi, con l'ambiguità e silenzi, li legittima.

Il blitz contro la Stampa di Torino è solo l'ultimo episodio che, in ordine di tempo, segnala un a realtà inquietante: il movimento pro Pal (cioè anti-Israele) ha un rapporto irrisolto con l'odio e (quindi) con la violenza. E troppi hanno fatto finta di non vederlo.

Le reazioni ai fatti di Torino, oggi si dispiegano su vari livelli. Il problema dei centri sociali, intanto. A gran voce arriva la richiesta di chiudere finalmente il covo da cui pare provenisse la gran parte dei protagonisti di questa storia. Per la Lega "è necessario intervenire con sgomberi rapidi, a partire dal famigerato Askatasuna di Torino". "Il centro sociale Askatasuna va chiuso" ribadisce anche il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. E la richiesta non si limita alla maggioranza. "Inutile girarci attorno: il centro sociale Askatasuna va chiuso" insiste Daniela Ruffino di Azione. Il tema chiama in causa anche il sindaco: "Lo Russo esca subito dall'ambiguità: stracci il patto di collaborazione con Askatasuna" pressano i leghisti. Perché il centro antagonista, come ricorda anche il capogruppo Maurizio Gasparri, "dispone di una sede", anche se "si tratta di un vero e proprio centro di eversione e di violenza". Il Comune, intanto, tergiversa o balbetta.

E sulla ambiguità di molti nei confronti delle frange oltranziste si innesta il secondo piano della questione. Risuonano ancora le parole della relatrice Onu Francesca Albanese, secondo cui l'accaduto dovrebbe essere considerato "un monito". Un monito "alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro" e "se riuscissero a permetterselo, anche un minimo di analisi e contestualizzazione". Per queste parole, ora molti chiedono di togliere le cittadinanze onorarie che alla Albanese sono state conferite, e di ritirare le proposte di nuovi conferimenti. Il Pd su questo è in grave imbarazzo. A Firenze se ne parlerà nei prossimi giorni, a Milano c'è una proposta, che Fdi chiede di ritirare, e la Lega proporrà oggi di revocare quella di Bologna. E anche l'associazione SetteOttobre rilancia una petizione on line. Intanto Luciano Belli Paci, di "Sinistra per Israele", pensando al caso cita il famigerato "colpirne uno per educarne cento". "Quella uscita della Albanese - ammette - mi ha ricordato quello slogan atroce". Ma a sinistra solo i riformisti condannano apertamente i riflessi antagonisti della relatrice Onu.

Va detto che Albanese ha poi precisato che lei "chiaramente condanna la violenza nei confronti della redazione della Stampa". La mia colpa - ha aggiunto - "è quella di aver condannato anche la stampa italiana e occidentale per il pessimo lavoro".

Ecco, per Albanese il quadro è questo: Israele è colpevole di genocidio, i governi occidentali sono complici del genocidio e la stampa occidentale fa un lavoro "indegno" perché non racconta queste cose come vorrebbe lei, come dice lei, cioè conformandosi a una narrazione a senso unico, faziosa e unilaterale, che dipinge Israele come Stato dedito al genocidio, nato "malato" e quindi destinato a finire. Non vuol sentir parlare di Israele come democrazia, non vuol sentir parlare di "guerra", e d'altro canto "contestualizza" il 7 ottobre e Hamas. Non a caso, ha sfilato a braccetto con Maya Issa, giovane leader palestinese secondo lui il 7 ottobre "è stata una delle tantissime date della resistenza palestinese". E sono moltissimi a pensare e dire cose del genere, anche nelle università, e non sono solo tra gli studenti.

Intanto, sabato a Roma è stata bruciata una foto del ministro Guido Crosetto.

Come i suoi sacerdoti e le sua "sacerdotesse", tutto il movimento pro Pal è ambiguo sui violenti, perché ispirato dall'odio verso Israele e l'Occidente. E chi non condanna le violenze in modo chiaro, finisce per legittimarle.

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