Chi realmente vuole una Giustizia più giusta, dovrà necessariamente votare Sì al prossimo Referendum. Ho letto le motivazioni poste alla base del No e non ne ho trovata nemmeno una fondata. Perché i sostenitori del No pongono l'accento unicamente sulla circostanza che essendo pochi i magistrati che transitano dal Giudicante al Requirente, e viceversa, tale aspetto non rappresenti un vero problema degno di un Referendum costituzionale. Contrariamente i punti a favore del Sì sono tanti, talmente tanti che in un articolo risulta difficile sintetizzarli. Ma proviamoci.
Primo. Basta incertezza. Il cittadino che entra in un'aula di giustizia deve sapere che ci sia una pari distinzione ed equidistanza tra tutte le parti, nonché aggiungerei una pari dignità, dignità ovviamente degli imputati, ma anche degli avvocati che troppe volte non sono rispettati a pieno nelle loro funzioni e non possono espletare al meglio le loro funzioni. Secondo. Basta alla mancanza di specializzazione. Giudici e pm fanno due lavori totalmente differenti e dovrebbero avere, almeno si spera, due approcci diversi e due formazioni di base distinte: basta arroganza del tipo so fare tutto. Terzo. Basta campagne elettorali nei Tribunali. Si verificano scene surreali, in un'aula si discute per una violenza sessuale, per pedofilia, e nella sala accanto assistiamo al comizio del magistrato di turno per prendere voti. Quarto. Basta alla circostanza che per fare carriera i magistrati debbano necessariamente essere iscritti ad una delle correnti, che debbano scendere con la Costituzione in mano e la coccarda tutti ordinati obbligatoriamente a manifestare, altrimenti gli stessi finiscono all'indice.
Quinto. Basta alle scuole di partito. Non si comprende come ogni qual volta arrivino nelle Procure e Tribunali d'Italia magistrati di prima nomina, gli stessi siano affidati a magistrati che svolgono attività associative, chiaramente al solo scopo di alimentare le correnti e creare un certo tipo di mindset. Sesto. Basta alle pericolose fratture elettorali sorte tra i magistrati nelle campagne elettorali. Pubblici ministeri e giudici, come nella migliore delle tradizioni - tra voti promessi e voti non dati - se le danno di santa ragione e a farne le spese di questi cattivi rapporti, o anche a beneficiarne perché no, possono essere gli indagati senza spesso nemmeno capirne le effettive e sottese ragioni.
Settimo. Basta ad una gestione accentrata del potere. Per creare finalmente un organo disciplinare a se stante, perché non si può pensare che un unico organo, il Csm, gestisca tutto, dai concorsi, alle carriere, al disciplinare. Ottavo. Basta ad un Csm politicizzato, ma unicamente un organo gestionale puro. Ad oggi si registrano situazioni in cui a magistrati influenti sono autorizzate attività extra professionali remunerate per somme importanti e ad altri è respinto puntualmente tutto.
Per cui il sovrano voto
popolare saprà sicuramente ricordare la storia e domandarsi perché, ad oggi, si è arrivati a questo, tanto da chiedere ai cittadini: volete una Giustizia più giusta?Annalisa Imparato, pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere