È la beffa di Natale. Sotto l'albero di Banca Etruria c'è alla fine del 2013 un perfido regalo confezionato per gli obbligazionisti. Gli stessi che oggi denunciano a centinaia il disastro e la perdita dei propri risparmi. In quei giorni di feste, pacchi e pacchetti qualcuno ad Arezzo, al quartier generale dell'istituto di credito, capisce che quando è troppo è troppo e dunque è necessario mandare un segnale di allerta a chi ha investito sui titoli ad alto rischio. In realtà, come sta emergendo in queste ultime settimane, è tutta la banca ad essere in sofferenza fra finanziamenti sballati, crediti incagliati e operazioni avventurose. Il valore delle obbligazioni, come scritto oggi in un esposto di Federconsumatori, è crollato quasi a zero già nel febbraio 2013: da 3,92 a 1,20 euro. E dunque un qualche segnale dev'essere mandato anche agli obbligazionisti, il popolo delle persone semplici che spesso sono state convinte, filiale per filiale e paese per paese, ad avventurarsi sulla pista pericolosa delle obbligazioni. Così il 23 dicembre 2013 sul sito della banca compare un messaggio surreale: ai detentori di quei titoli vengono concesse 48 ore lavorative per fare marcia indietro. Due giorni incastrati fra il 24 e il 27 dicembre, fra pranzi, cene e capponi. Il tutto, a quanto documentato da Etruria News, senza una campagna di sensibilizzazione capillare, porta a porta e investitore per investitore. No, per sapere che c'è una finestra aperta e l'opportunità di sganciarsi da quei titoli velenosi i clienti di Etruria devono drizzare le antenne e correre sul sito, in una gara forsennata contro il tempo. Perché l'annuncio, pubblicato online il 23 dicembre, parla chiaro: il 27 l'offerta scade e il passaggio per salvare i risparmi verrà sigillato, un po' «come il Mar Rosso dopo la fuga degli ebrei».
Il Supplemento al prospetto di base parla chiaro: «Gli investitori che hanno già concordato di sottoscrivere strumenti finanziari... hanno il diritto di esercitare la revoca delle sottoscrizioni entro due giorni lavorativi dopo tale data di pubblicazione». Insomma, due giorni dopo il 23 e così, saltando il 25 e il 26, Natale e Santo Stefano, si arriva al 27. Formalmente la banca ha suonato il campanello, ma certo basta un'occhiata distratta al calendario per capire che la ciambella lanciata ai risparmiatori è fatalmente destinata, nel frastuono delle feste, a non essere raccolta. E infatti il disastro comincia ad emergere solo negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, fino ad esplodere ora alla fine del 2015 e alla vigilia di un altro Natale.
La banca, bontà sua, specifica che il «Supplemento al prospetto di base è disponibile al pubblico in forma elettronica sul sito di Banca Etruria e presso la sede sociale della medesima», ad Arezzo, «ove è possibile ottenerne gratuitamente copia cartacea».Il senso della comunicazione è evidente: chi vuole può intraprendere, fra un piatto e una visita ai parenti, il viaggio ad Arezzo per sorbirsi tutto il Supplemento, con pagine e pagine di notazioni tecniche in cui probabilmente il piccolo investitore si perderà come Dante nella selva oscura.
Non è dato sapere, al momento, quante persone abbiano effettuato il pellegrinaggio ad Arezzo, ma sappiamo invece che nei mesi scorsi, ormai con l'acqua alla gola, molti cittadini, disperati, si rivolgono ai loro interlocutori di Etruria chiedendo una soluzione e il recupero dei capitali sciaguratamente buttati in quel pozzo senza fondo. Niente da fare, il destino è segnato. La «truffa» è compiuta. E qualcuno non regge: Luigi D'Angelo, ex dipendente Enel, implora i funzionari di Etruria, filiale di Civitavecchia, di restituirgli il suo pacchetto di obbligazioni.
Non ottiene risposta e fa due conteggi che diventano purtroppo il bilancio di una vita: ha perso 110mila euro, tutto quello che aveva. Il 28 novembre s'impicca e solo la sua tragedia trasforma un dramma locale in una vergogna nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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