
A forza di occupazioni si mina il diritto allo studio. È questa la conclusione a cui giunge il ministro dell'Università Anna Maria Bernini (foto), che ha scritto una lettera ai rettori italiani. "Ricercatori e dottorandi ci chiedono aiuto perché non riescono più ad aver pagate le borse di studio". È un paradosso, certo, ma è anche l'effetto più tangibile delle occupazioni negli atenei dei militanti dei collettivi. Annunciando la missiva, l'esponente di Forza Italia sottolinea come l'università debba sì "rimanere un luogo di libertà e confronto" ma soprattutto un posto "dove si insegna, si studia e si fa ricerca".
La richiesta contenuta nella lettera è chiara: "Si invitano le rettrici e i rettori - scrive la Bernini - a impiegare ogni mezzo per garantire un equilibrato contemperamento fra l'esigenza primaria di tutelare la libertà di manifestazione del pensiero e il diritto, parimenti fondamentale, di tutte le studentesse e di tutti gli studenti a proseguire regolarmente le proprie attività di studio accedendo liberamente agli spazi universitari". L'intervento richiesto alla Crui, alla Conferenza dei rettori, dev'essere "fermo e tempestivo", annota il ministro. Non c'è intenzione - come invece vanno ventilando certe organizzazioni studentesche - di procedere con una "militarizzazione" delle università.
Quella è un'ipotesi presente soltanto nella propaganda dei collettivi. La parola d'ordine usata dal ministro è "temperamento". Ai rettori il compito di garantire il diritto allo studio, in un contesto in cui manifestare non può essere l'unica attività svolta quotidianamente.