
Le urla di contestazione e gli abbracci. La rabbia e la speranza. Benjamin Netanyahu ha visitato il kibbutz Nir Oz, una delle comunità più colpite dalla furia di Hamas il 7 ottobre 2023. È stata la prima volta per il primo ministro israeliano nel kibbutz al confine con Gaza, a distanza di 636 giorni dal pogrom in cui vennero uccisi circa quaranta abitanti di Nir Oz e sequestrati oltre una settantina, su una comunità di 400 anime. Da qui la rabbia di una parte della comunità, che ha accolto il premier al grido di "vergognati" o "arrivi troppo tardi", costringendo Netanyahu a entrare da un ingresso secondario. Al suo arrivo, il premier ha ricevuto tuttavia il saluto caloroso e significativo, a lui e alla moglie Sara in visita al suo fianco, della mamma di uno dei 50 ostaggi ancora a Gaza, una delle sue più accese contestatrici. Einav Zangauker, madre di Matan, 25 anni, che si presume sia tra i circa venti rapiti ancora in vita, ha poggiato una mano sulla spalla del primo ministro e ha poi abbracciato calorosamente la moglie Sara.
La visita non appare casuale, alla vigilia del viaggio di Netanyahu alla Casa Bianca lunedì, dopo il via libera di Israele alla nuova bozza di accordo per una tregua di 60 giorni proposta dagli Stati Uniti e l'attesa di una risposta degli islamisti, che ieri si sono detti orientati ad "accettare". La bozza prevede la restituzione di 10 ostaggi vivi e delle salme di 18 vittime, con il rilascio in più fasi, ognuna delle quali - riferisce il New York Times - prevede che Hamas eviti le cerimonie di propaganda. Secondo fonti arabe, la proposta prevede l'annuncio di Donald Trump sul raggiungimento dell'intesa.
Tre ancora i punti controversi. Il primo riguarda il ritiro dell'Idf (Le Forze armate israeliane) nelle posizioni che occupava prima del 2 marzo, quando fu interrotto l'ultimo cessate il fuoco. Il secondo punto riguarda la distribuzione degli aiuti umanitari, oggi in mano alla Gaza Humanitarian Foundation sostenuta da Stati Uniti e Israele e che Hamas vorrebbe tornasse nelle mani dell'Onu. Terzo punto: la fine del conflitto. La proposta include l'impegno a proseguire i negoziati per un cessate il fuoco a lungo termine, ma esclude un impegno immediato di Israele a chiudere la guerra.
Il Forum delle Famiglie degli ostaggi ha diffuso frammenti di video di propaganda di Hamas in cui due rapiti, Maxim Herkin di 36 anni e Bar Kupershtein di 23 anni, pronunciano parole toccanti. "Siamo morti che camminano", dice il primo. "Per favore", implora il secondo riferendosi alla liberazione. Le famiglie chiedono un accordo globale che garantisca il ritorno di tutti gli ostaggi.
Il conflitto va avanti cruento a Gaza e ieri ha fatto quasi altri cento morti, di cui 45 in fila per gli aiuti, proprio mentre Associated Press aggiunge le proprie ricostruzioni alla denuncia del quotidiano israeliano Haaretz, che nei giorni scorsi ha riportato i racconti di soldati israeliani a cui è stato ordinato di sparare alla folla per allontanarla o disperderla, anche in assenza di minacce concrete.
Testimonianze e video dei contractor americani che sorvegliano i siti confermano ad Ap di proiettili, granate stordenti e spray al peperoncino usati contro i civili palestinesi, "anche senza alcuna minaccia". Le vittime da inizio conflitto sarebbero oltre 57mila. Il timore è che la guerra minacci la vita dei rapiti quanto Hamas. La speranza è che si arrivi a un'intesa di tregua prima possibile.