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Bielorussia, l'ultima dittatura spalanca le frontiere al mondo

Non servirà più il visto per viaggi sotto i cinque giorni Così l'ex repubblica sovietica spera negli arrivi stranieri

Bielorussia, l'ultima dittatura spalanca le frontiere al mondo

Nel momento in cui la Nazione più aperta del mondo inizia a chiudere le sue frontiere, ecco che la Bielorussia, il Paese più chiuso d'Europa, le apre. Timidamente, ma le apre. A inizio gennaio Aleksandr Grigor'evi Lukaenko, il più longevo dittatore d'Europa, presidente dal 1994, ha firmato un decreto con cui elimina il visto per entrare nel suo Paese ai cittadini di 80 Stati: tra questi tutti i residenti nell'Unione Europea, negli Stati Uniti e in Giappone. Un tentativo neanche tanto velato per agganciare il Paese al resto del mondo con la scusa del turismo, specie in questi mesi in cui lo stretto rapporto con Mosca inizia a vacillare.

Dall'8 febbraio chi vorrà visitare le bellezze della capitale Minsk (non strabilianti in verità), o vorrà perdersi tra le steppe e le foreste bielorusse, potrà farlo liberamente, ovvero senza dover richiedere il visto all'Ambasciata di Roma o al consolato di Milano. Visto valido per soggiorni fino a 90 giorni, che costa 60 euro e si ottiene solo presentando una prenotazione alberghiera (in russo e su carta intestata) e un'assicurazione sanitaria valida. L'ingresso libero è garantito a patto di arrivare in aereo e di non trattenersi più di cinque giorni, avendo comunque cura di registrarsi al ministero dell'Interno come da tradizione sovietica.

Del resto la Bielorussia è un Paese in cui il Kgb continua orgogliosamente a chiamarsi Kgb e usa metodi di controllo capillare sulla società come ai vecchi tempi. Mentre lo Stato pianifica l'economia e le fattorie sono ancora collettivizzate. Del resto prima di buttarsi in politica Lukaenko che si fa chiamare «bat'ka», piccolo padre dirigeva proprio un kolchoz, una fattoria statale, e due anni fa ha stabilito che ai contadini fosse proibito abbandonare le loro aziende prima della fine dei lavori nei campi introducendo la «legge marziale» durante il periodo della raccolta del grano.

Con questa mossa il governo di Minsk spera di far crescere esponenzialmente il numero di turisti che visitano il Paese. «Puntiamo a una crescita degli arrivi di almeno il 20%» si è affrettato a dire il ministro degli Esteri. Crescita non impossibile da raggiungere considerando che le ultime statistiche ufficiali, da prendere con le molle vista la tradizione sovietica nel falsificare i numeri, raccontavano di poco più di centomila visitatori nel 2014, in maggioranza provenienti dai Paesi ex sovietici, che non necessitavano di visto. Non solo, il governo spera anche che la timida apertura stimoli la reciprocità specie dai Paesi dell'Unione Europea in modo da favorire la mobilità, a oggi piuttosto limitata, dei suoi cittadini.

Le prove generali dell'apertura si erano avute in due distinte occasioni negli ultimi venti mesi. Prima, nell'estate del 2015, era stato garantito l'accesso senza visto a tutti i turisti che passavano il confine polacco per visitare la foresta di Bielaviea, dove si trovano gli ultimi bisonti europei. Però bisognava avere un biglietto valido per il parco e si poteva rimanere nel Paese giusto il tempo della visita. Poi, lo scorso ottobre, Lukaenko ha autorizzato l'ingresso senza visto per i visitatori diretti nel parco di Augustow Canal, una piccola zona al confine tra Polonia e Lituania. Qui i turisti potevano stare fino a cinque giorni muovendosi per tutto il distretto di Hrodna. Pare che quest'ultima prova generale sia stato un successo, e così Lukaenko ha deciso il grande passo: liberi tutti. Negli ambienti diplomatici l'apertura è vista come un gesto di buona volontà da parte del cinque volte Presidente (nel 2015 è stato eletto con l'83,5 per cento dei voti) nel tentativo di riallacciare i rapporti con l'Occidente e aumentare la cooperazione economica. Il riavvicinamento tra l'Unione Europea e la Bielorussia è iniziato lo scorso febbraio quando Bruxelles ha ammorbidito le sanzioni contro il Paese, ponendo così fine al bando del Presidente Lukaenko che dopo anni ha potuto riprendere a viaggiare liberamente per l'Europa. Una mossa che ha più a che fare con la geopolitica che con il merito: in questi anni Lukaenko non ha fatto nulla per aumentare i diritti civili e anzi la Bielorussia rimane l'unico Paese europeo in cui è ancora in vigore la pena di morte.

Per cui in quei cinque giorni di vacanza meglio stare in campana.

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