Politica internazionale

Bloccare gli arrivi e non solo distribuirli. "Svolta copernicana" sulla crisi dei migranti

Ora sull'Italia si apre l'ombrello dell'Unione. Nuova cornice per le misure che vanno in Cdm

Bloccare gli arrivi e non solo distribuirli. "Svolta copernicana" sulla crisi dei migranti

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Per Giorgia Meloni è una «svolta copernicana» perché per la prima volta si parla di come fermare i flussi e non di come redistribuire i migranti arrivati «in giro per l'Europa». Il messaggio che rilancia Palazzo Chigi al termine della visita di Ursula von der Leyen a Lampedusa è «non partite perché sarete rimpatriati». L'apertura dell'ombrello politico del presidente della Commissione Ue sull'emergenza italiana non è solo un risultato diplomatico, ma pesa sulla concretezza delle prossime azioni che l'esecutivo intende intraprendere nel momento più difficile per la gestione dei flussi.

Infatti, i provvedimenti straordinari che usciranno oggi dal consiglio dei ministri vanno calibrati e adottati nell'ambito di una cornice europea e nel rispetto della normativa internazionale. Si va dall'aumento dei rimpatri alle norme contro «i falsi minori», fino a un doppio binario nel percorso di accoglienza di donne e minori under 14. Misure che potrebbero arrivare forse sotto forma di un emendamento al decreto Caivano già approdato in Senato, per evitare che un decreto ex novo allunghi l'iter in Parlamento. Confermata la modifica che porterà a 18 mesi, soglia massima consentita dall'Ue, il limite per trattenere gli irregolari in attesa di rimpatrio nei centri di permanenza, che saranno potenziati rispetto agli attuali otto. Sarà poi la Difesa a individuare nuove strutture di accoglienza - in zone a bassa densità abitativa e recintate e sorvegliate - tra edifici pubblici dismessi come le caserme. Non si escludono tensostrutture o impianti provvisori per ospitare i migranti in attesa del vaglio delle richieste di asilo che, nell'idea di Chigi, vanno velocizzate in tempi brevissimi, si parla anche di una sola settimana.

Dovrebbe rientrare nel pacchetto del Cdm anche una modifica al riconoscimento anagrafico dei migranti, per sanare le falle dell'autocertificazione della minore età, che dà diritto ad altre tutele rispetto ai maggiorenni e che spesso è oggetto di false dichiarazioni. Si punta a evitarle potenziando esami medici e strumenti diagnostici.

Questo a livello nazionale. A livello europeo c'è l'urgenza di arrivare all'approvazione del Patto per l'asilo in fase di negoziato, che contiene le modifiche ai finora falliti meccanismi di solidarietà. Ma si ragiona parallelamente su interventi incisivi. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha annunciato che porterà il dossier al vertice informale dei leader dell'Ue il 6 ottobre a Granada: «Nessuno stato membro sarà lasciato solo», ha detto. Il programma in dieci punti di Von der Leyen guarda alla protezione della dimensione esterna, obiettivo condiviso col governo italiano. Possibile in questa cornice l'estensione delle missioni già attive in mare, con un ruolo decisivo della Marina italiana. Lo stesso vicepremier azzurro Antonio Tajani, chiede una nuova «operazione Sophia», con l'obiettivo di fermare le partenze. Criticità nell'attuazione di una missione navale, riportano fonti europee, potrebbero emergere però sui salvataggi. Se le navi dovessero agire davanti alle coste dei Paesi nordafricani, questi dovrebbero accettare di far sbarcare i migranti intercettati. Con la necessità di nuovi accordi bilaterali dell'Ue. Del resto, il memorandum con la Tunisia, contestato dai socialisti europei e che procede a rilento negli uffici della Commissione, «può essere propedeutico ad altri accordi», ha sottolineato Meloni. Quel protocollo però potrebbe non bastare per disinnescare la bomba migratoria da Tunisi. Il Paese è sull'orlo di un default le cui conseguenze potrebbero travolgere gli Stati membri. La premier chiede che si valuti un'iniezione finanziaria slegata dall'esito dell'erogazione da parte del Fondo monetario internazionale del prestito da 1,9 miliardi condizionato a una serie di riforme chieste al presidente Saied. Infatti esiste già, nel capitolo cooperazione tra Commissione e la Tunisia, un piano da 900 milioni di euro di fondi. Ma è legato a doppio filo al semaforo del Fmi.

Che per ora è ancora rosso.

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