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Così indottrinano anche l’algoritmo

Borgonzoni: "La IA rischia di islamizzarsi"

Così indottrinano anche l’algoritmo
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Per il momento si tratta di rari episodi (documentati). Il rischio però che il potere della censura prodotta dall'intelligenza artificiale guadagni terreno e renda in un giorno non troppo lontano impossibile ammirare il ritratto di una donna in dolce attesa o la statua del Nettuno in piazza Maggiore a Bologna è più che concreto. La macchina, si sa, non sa distinguere un nudo artistico da un'immagine pornografica. E le big tech americane da tempo hanno appaltato alla "manodopera" a buon mercato di Paesi asiatici e africani l'"educazione" dell'intelligenza artificiale che costruisce gli algoritmi "censori". Solo che la maggioranza di questi Paesi, come sottolinea la sottosegretaria al Ministero della cultura Lucia Borgonzoni (nella foto), ha una forte presenza islamica (come Pakistan, India, Malesia, Nigeria e Kenya, solo per citarne alcuni). "Mi atterrisce l'idea - spiega Borgonzoni che oggi apre a Palazzo Berberini un convegno sull'IA e la censura del XXI secolo organizzato dal Mic - che un integralista islamico si trovi di fronte un nudo di Canova o una qualsiasi immagine artistica rendendo impossibile all'algoritmo di offrirla ai frequentatori dei motori di ricerca o dei social". Il problema, ricorda la senatrice leghista, è che nei Paesi a forte connotazione islamica vengono censurati i nudi artistici ma non la violenza, perché più accettata dalla maggioranza degli "allenatori" della IA (in prevalenza uomini e integralisti). Ma può diventare anche un problema politico e non solo "artistico".

Un domani, infatti, potrebbe essere "allenata" la IA a censurare foto, notizie o dati di etnie o movimenti politici. Il rischio attuale è per Borgonzoni "l'islamizzazione di ritorno" (come accaduto in Paesi come Afghanistan e Iran). Domani il rischio potrebbe essere ancora peggiore.

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