Dopo “Il nuoto è uno sport completo”, “Non ci sono più le mezze stagioni” e “Il cane è più fedele del gatto”, ecco arrivare puntuale come sempre, man mano che ci si avvicina al voto, la classica frase fatta che viene pronunciata da esponenti o simpatizzanti di sinistra: “Questa è la più brutta campagna elettorale della storia”. Da almeno 15 anni questo ritornello riecheggia tra le persone più affini all’area culturale del Partito Democratico. Maliziosamente, si potrebbe interpretare questa opinione nel seguente modo: le ultime campagne elettorali vengono sempre considerate pessime soltanto perché sono tutte terminate con una sconfitta della sinistra.
L’ultima persona, ma solo in ordine cronologico, a ripetere questa triste litania è stata Marianna Aprile. La giornalista di Oggi, nonché attualmente co-conduttrice di In Onda, su La7, insieme a Luca Telese, lo ha voluto affermare in maniera chiara e precisa su Twitter pochi giorni fa. “Presto per dirlo eh (o forse no) ma questa si candida a essere la campagna elettorale più brutta cui ho assistito. E ho i miei annetti”.
Il messaggio sottinteso della frase più abusata dalla sinistra è molto semplice e si può tradurre così: siccome i rappresentanti di centrodestra sono autori di iniziative propagandistiche che noi non gradiamo – e che con tutta probabilità contribuiranno a trascinarli a un netto successo alle urne – allora non ci rimane altro che derubricare questo periodo politico al peggiore che sia mai stato vissuto nella storia repubblicana (per non dire dall’Unita d’Italia in poi). In sostanza, diventa un modo per mettere le mani avanti e sminuire preventivamente i risultati provenienti dai seggi: classica forma di rosicamento preventivo.
La campagna elettorale diventa “bella” solo quando la sinistra insulta?
In ogni caso, è curioso rilevare come certi giudizi tranchant da parte dell’intellighenzia di sinistra giungano sempre sull’onda di dichiarazioni o gesti divisivi di esponenti di centrodestra. Agli atti, del resto, non risultano tweet o post su Facebook simili, in passato, subito dopo alcune prese di posizione a dir poco discutibili dello schieramento opposto. Giusto per citare qualche esempio, non comparve, sui social la frase “Questa è la peggiore campagna elettorale di sempre” quando nel settembre 2020, a ridosso delle elezioni Regionali, il candidato consigliere del Partito Democratico a Venaria Reale (Torino), Fabio Tumminello, su Instagram scriveva: “Salvini appeso”.
Oppure nel marzo 2019, quando Carlo Calenda (all’epoca candidato al Parlamento Europeo con il Pd) diede a Giorgia Meloni della “burina del KKK”, ovvero del Ku Klux Klan. Per non parlare delle Politiche del 2018: a seguito dell’attentato di Macerata a opera di Luca Traini, Salvini venne subito additato da Roberto Saviano come il “mandante morale” dell’episodio in questione. Nella primavera 2014 (vigilia delle Europee) Grillo si vantò di essere “oltre Hitler” mentre, un anno prima, il pur mite Mario Monti dichiarò di avere ereditato il governo da dei “cialtroni” e che la proposta di Berlusconi sulla restituzione dell’Imu contenesse “qualche elemento di usura”. Ma, evidentemente, tutti questi toni erano sobri: tipici di una campagna elettorale per nulla “brutta”, ma basata esclusivamente sul fair play.
Insomma, per questi signori l’equazione è semplice.
Se nell’immediata vigilia di un’elezione la sinistra utilizza espressioni battagliere e identificative, vuol dire che siamo davanti a una sfida politica appassionante e gagliarda. Se lo fa la destra, allora ci troviamo di fronte a un modello becero di società civile. A prescindere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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