
La sinistra italiana è riuscita nel capolavoro politico di superare perfino Hamas nelle posizioni su Gaza con una preoccupante deriva radicale che cavalca la questione palestinese per cercare facile consenso. Così, dopo la notizia dell'accettazione di Hamas del piano di pace di Trump, gli unici rimasti a tifare contro l'accordo in Europa sono proprio i pro Pal italiani che si trovano in compagnia della jihad palestinese, dell'Iran e dell'estrema destra israeliana. Nel voto in parlamento sul piano di pace, Partito Democratico, Alleanza Verdi e sinistra e Movimento Cinque Stelle si sono astenuti preferendo continuare a strizzare l'occhio alla linea oltranzista delle piazze in cui si deturpa la statua di Giovanni Paolo II e si inneggia al 7 ottobre.
D'altro canto, non c'è molto da aspettarsi da chi ha ormai adottato come proprio slogan quello che vuole una "Palestina libera dal fiume al mare" che significa cancellare lo stato di Israele. Il candidato della sinistra alla regione Puglia ed europarlamentare del Pd Antonio Decaro batteva le mani a tempo, e dall'assessore grillino di Pavia al consigliere comunale di Parma, dall'Arci a altre sigle, lo stesso slogan continua a essere ripetuto, condiviso, rilanciato.
Dal momento in cui è stato reso noto il piano di pace proposto da Donald Trump (approvato dai governi europei e dai paesi arabi, Qatar incluso) la sinistra politica e giornalistica ha rilasciato un profluvio di dichiarazioni contro la proposta come se facesse il tifo per la guerra a oltranza per continuare ad attaccare Israele.
Per il leader di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni "il piano di Donald Trump non è un piano di pace" mentre per il suo compagno di partito Angelo Bonelli "non possiamo votare a favore del piano di Trump perché non è un piano di pace, ma una tregua che ferma le bombe senza fermare la colonizzazione della Palestina. La pace deve essere decisa dai palestinesi, non imposta da Washington o da Netanyahu".
Si supera invece la nuova eroina della sinistra Francesca Albanese secondo cui il piano di Trump "è il killeraggio all'autodeterminazione del popolo palestinese" poiché "non è così che si assicurano la pace e la stabilità ma soprattutto ci rendiamo conto che insulto alla vita e alla dignità umana sia proporre un piano che è assolutamente coloniale, assolutamente contro il diritto internazionale, così come riconfermato dalla Corte di Giustizia che vuole l'autodeterminazione per i palestinesi?".
Non manca l'ironia di Davide Riccardo Romano della Comunità ebraica di Milano che scrive "Francesca Albanese perdonerà Hamas per aver parlato di liberare gli ostaggi?".
In forte disagio la componente riformista del Pd (o quel che ne rimane) anche perché il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano, invece di gettare acqua sul fuoco, continua a utilizzare dure parole contro Israele e, proprio ieri, ha scritto in un tweet "Ben Gvir, ci vediamo all'Aja". Non va meglio nel mondo giornalistico con l'ex direttore de "La Stampa" Massimo Giannini che ha definito il piano di pace "una farsa organizzata da un criminale di guerra e un autocrate pacifinto".
Parole che, lette alla luce della risposta di Hamas con cui accetta di liberare gli ostaggi israeliani, risultano ancor più estreme e fuori luogo e pongono un serio
interrogativo sulla linea assunta dalla sinistra italiana accantonando il buon senso e arrivando a respingere anche l'unica via concreta per fermare la guerra. Per alcuni l'odio verso Israele è più forte anche dalla pace.