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"Candidarmi di nuovo a sindaco di Milano? Prima di decidere rifarò il cammino di Santiago"

Il primo cittadino: "Così progetto di cambiare gli orari alla città. Campus estivi dove portare i bambini per aiutare chi lavora. Pronto ad abbassare le tasse ma l'esecutivo si sbrighi e faccia chiarezza sui soldi"

"Candidarmi di nuovo a sindaco di Milano? Prima di decidere rifarò il cammino di Santiago"

Sindaco Giuseppe Sala, è ancora così arrabbiato con i milanesi?

«Fare lo sceriffo non mi viene bene, ma in questa fase è importante non sgarrare».

È molto duro con loro.

«Penso a tutelare i commercianti, quelli che potrebbero andare a gambe all'aria. Vale la pena rischiare di dover chiudere di nuovo tutto?».

Nessuno avrebbe mai pensato di vivere un tempo in cui era vietato anche fare una passeggiata.

«Lo capisco. Questo è difficile soprattutto per i giovani per i quali la libertà vale di più. E questa è stata la prima prova difficile della loro vita».

Alzerà ancora la voce?

«In fondo cosa chiediamo? Non più di rinunciare a uscire, ma semplicemente di mettere la mascherina e rispettare le distanze. Due cose semplici».

I commercianti sono disperati, il governo promette e non mantiene.

«Non è un problema di prestiti o diluizione dei pagamenti, bisogna iniettare liquidità nelle attività e ridurre i costi».

Eliminerà tasse comunali?

«Noi sindaci stiamo aspettando che il governo chiarisca quanti soldi ci darà e poi, se basteranno, saremo felici di togliere Tari e Cosap per i mesi di chiusura».

I rimborsi degli abbonamenti sui mezzi pubblici?

«Il ministro Paola De Micheli ne parla, anche qui aspettiamo i soldi del governo».

Quindi i commercianti restano appesi.

«Intanto li invito a utilizzare gli spazi all'aperto, non faremo pagare l'occupazione del suolo pubblico».

Si ricandiderà sindaco l'anno prossimo?

«Avevo immaginato un secondo mandato più tranquillo. Qui, come si diceva quando ero giovane, ci sarà da fare lotta dura senza paura».

E quindi?

«Farò una lunga camminata come l'altra volta sul percorso di Santiago, poi in autunno risponderò».

Mario Draghi?

«Un fuoriclasse. Ci parliamo al telefono, di lui ho una stima totale».

Sembra già pronto per un governissimo?

«Ci sono tre considerazioni: oggi un premier c'è ed è Giuseppe Conte, bisogna vedere cosa ne pensa Mattarella e poi soprattutto che voti avrebbe Draghi con questo parlamento».

Da manager le sembra possibile che dopo mesi non ci siano ancora mascherine?

«Io ho l'impressione che in generale ci siano, ma non si trovano a 60 centesimi».

Non ci voleva un Nobel dell'Economia per capirlo. Il commissario Domenico Arcuri sta facendo dei bei guai.

«Diciamo che l'azione del governo avrebbe dovuto essere più tempestiva».

Sta immaginando una Milano con orari diversi?

«Sarà inevitabile, ma gli orari non si cambiano per legge e abbiamo bisogno dell'aiuto delle associazioni di categoria: Confcommercio, Assolombarda, i sindacati. Mi fa piacere che anche Fontana sia su questa linea».

Si può fare?

«Al Comune di Milano si entra dalle 7,30 alle 11 e non parliamo di una struttura particolarmente svincolata dalla burocrazia».

La ministra grillina dell'Istruzione Lucia Azzolina sulle scuole ha le idee confuse, lei pensa a campi estivi coi genitori torneati al lavoro.

«Non solo comunali, ma anche di oratori e associazioni: stiamo aprendo un bando per mettersi in questa rete. Poi a settembre vedremo, certo mi sembrerebbe sbagliato lasciare le scuole chiuse».

C'è molta polemica sulla sanità lombarda.

«La mia critica, con garbo istituzionale, riguarda due problemi: La Lombardia ha un eccellente sistema ospedaliero, ma è carente nella sanità di prossimità, medici di base e consultori. E quando gli ospedali diventano fonti di contagio, è un guaio».

Forse il problema andava affrontato a emergenza risolta e non mentre infuriava l'epidemia con l'assalto ai pronto soccorso.

«La mia critica è costruttiva e guarda al rischio che più avanti ci sia una nuova ondata senza il tempo per mettere le cose a posto. Con le Usca, le attività domiciliari per i pazienti a che punto siamo?».

Secondo problema?

«Tamponi e test. È evidente che il Veneto è partito prima a fare gli acquisti, ma per Regione Lombardia il problema si ferma qui o è una questione di credo? Se l'assessore sconsiglia i test sierologici, lo dica con trasparenza e spieghi perché gli altri li fanno».

Il Comune è coinvolto nella gestione del Pio Albergo Trivulzio finito nella tempesta dell'epidemia e poi della contesa politica.

«Abbiamo un ruolo di controllo economico e finanziario, non sanitario. Lasciamo lavorare le commissioni e la magistratura».

La App anti contagio?

«Tralasciando questioni di privacy, una volta segnalati i contatti con infetti, la persona può andare a chiedere il tampone? Sempre qui casca l'asino».

La crisi Covid ha già bloccato il centro commerciale Westfield a Linate, sul nuovo stadio di Inter e Milan dovrà essere meno rigido per non far sfumare tutto.

«Le rigidità sono sulla volontà di non perdere San Siro e di limitare le nuove costruzioni».

Quindi?

«Il nuovo progetto mi piace perché salva il vecchio stadio che accoglierà altri sport e per la maggior parte gratuiti».

Le edificazioni?

«La richiesta di volumetrie è ancora alta, ma spero si trovi un buon accordo da votare in consiglio comunale».

Come vanno i suoi rapporti con il Pd?

«Leali. Una sana dialettica».

Diciamo che si scontra.

«Al Pd fa bene una voce fuori dal coro, penso che sia un valore aggiunto anche per loro. Mi aspetto che il Pd cerchi di diventare più centrale».

Adesso il Pd è al governo.

«Il solo lavoro di gestione non basta, bisogna riformulare un grande piano per il futuro dell'Italia».

Tra Renzi e Zingaretti chi butterebbe dalla torre?

«Domanda legittima, ma mi consenta di non rispondere».

Vittorio Colao è grande manager, ma non sembra che le task force funzionino.

«Colao è bravo, il problema in Italia è riuscire a far lavorare i tecnici con la politica».

Lei quotidianamente fa il suo «Buongiorno Milano» su Facebook e Instagram. Come gli umarell che borbottano davanti ai cantieri mentre gli altri lavorano?

«Lo dicono i miei avversari. E forse i giornalisti a cui faccio meno interviste, ma è il mio modo di parlare ai cittadini».

Il suo lockdown?

«In Comune e poi a casa a dormire. Per fortuna con la mia compagna. Lunedì finalmente ho rivisto la mamma dopo due mesi: le ho portato spesa e mascherina.

Prima i sacchetti li lasciavo davanti alla porta».

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