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Cannavacciuolo a tre stelle. Le donne grandi assenti

Salgono a 12 i ristoranti d'eccellenza italiani. Le quote rosa nell'alta cucina? Non funzionano

Cannavacciuolo a tre stelle. Le donne grandi assenti

Che razza di pacca bisognerebbe dare sulla schiena di Antonio Cannavacciolo? Ieri l'orco buono della cucina italiana, famoso volto della telecucina, ha raggiunto l'empireo dell'alta gastronomia italiana ottenendo le tre stelle Michelin nel corso della presentazione dell'edizione 2023 della «rossa», avvenuta in Franciacorta. Molti di voi si staranno chiedendo: ma non ce le aveva già? Ebbene no: il suo ristorante Villa Crespi a Orta San Giulio, sul lago d'Iseo, era fermo da qualche anno a due. Diciamo che è un classico caso di fama che precede i risultati, ma nel caso del buon Antonino possiamo garantire che si tratta di un riconoscimento strameritato. E l'affetto con cui i suoi colleghi lo hanno abbracciato mentre percorreva i metri che lo dividevano dal palco dimostrano come in fondo con questo riconosimento si pone fine a un'anomalia. «È un momento magico - ha detto a caldo Antonino -. Oggi è anche l'anniversario del matrimonio e mia moglie mi ha perdonato per questo festeggiamento a distanza». Giusta causa.

Cannavacciuolo raggiunge gli altri undici tristellati, nessuno dei quali è sceso dal gradino più alto del podio michelinesco. Ricordiamoli: Nadia e Giovanni Santini del Pescatore di Canneto sull'Oglio (Mantova), Bobo e Chicco Cerea di Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo), Enrico Crippa di Piazza Duono ad Alba (Cuneo), Riccardo Monco di Enoteca Pinchiorri a Firenze, Heinz Beck della Pergola di Rma, Massimiliano Alajmo delle Calandre di Rubano (Padova), Massimo Bottura dell'Osteria Francescana di Modena, Mauro Uliassi del ristorante omonimo di Senigallia (Ancona), Niko Romito di Reale a Castel di Sangro (L'Aquila), Norbert Niederkofler del St Hubertus di Badia (Bolzano. Ed Enrico Bartolini di Bartolini al Mudec di Milano. Bartolini che è stato il secondo protagonista della serata franciacortina, avendo raggiunto l'incredibile risultato di dodici stelle: alle tre del suo locale eponimo ne sommava già altre sette sparse in locali che portano la sua firma in giro per l'Italia, a cui ieri se ne sono aggiunte altre due: il raddoppio dei macaron della Locanda del Sant'Ufficio a Penango (Asti), con il resident chef Gabriele Boffa, e la prima stella per Anima a Milano (chef Michele Cobuzzi).

L'edizione italiana numero 66 della «guida rossa» registra anche 33 nuove stelle, 4 nuovi due stelle due dei quali (Acquolina e Enoteca La Torre) a Roma, registrando la riscossa della capitale, e un totale di 385 locali stellati in tutta Italia, con la Lombardia sempre in testa (59) davanti a Campania (48), Piemonte (44), Toscana (41) e Veneto (32). Grande attenzione alla sostenibilità, con 48 «stelle verdi» (19 nuove di zecca) ai ristoranti che si sono messi in luce per pratiche virtuose relative alla sostenibilità; e alle nuove leve, con ben undici chef neostellati «under 35» e perfino cinque «under 30» tra i quali il geniale Davide Guidara che conquista gli appassionati con la sua cucina di ossidazione, macerazione e affumicatura al ristorante I Tenerumi dell'isola di Vulcano, probabilmente lo stellato più remoto d'Italia. Ancora poco spazio invece alle donne: tra tutti gli chef saliti sul palco per una nuova stella, un avanzamento o un premio speciale, una sola femminuccia, la giovanissima Sara Scarsella di Sintesi ad Ariccia. Ci aspettiamo di più. Come ci aspettiamo finalmente attenzione alle pizzerie e alle trattorie, ancora non considerate. Ma ne riparleremo.

Per ora è sola festa.

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