"Carlotto in Rai? Come una coltellata"

Lo scrittore ingaggiato da Rai4 per un programma sui serial killer Usa. L'ira dei parenti della vittima dell'ex Lotta continua: "Camera e Senato intervengano"

"Carlotto in Rai? Come una coltellata"

Milano La «sessantesima coltellata». I familiari di Margherita Magello si appellano ai presidenti di Camera e Senato, al Cda della Rai e a tutti i parlamentari neo eletti. E avvertono: se quella trasmissione il 18 maggio dovesse andare in onda così, presentata da Massimo Carlotto, la tv pubblica idealmente infliggerà un'altra ferita alla ventiquattrenne che fu «barbaramente assassinata» il 20 gennaio 1976 in casa sua con 59 coltellate. Per quell'«efferato crimine», sottolineano infatti, proprio Carlotto è stato condannato a 18 anni di reclusione, e poi graziato («ingiustamente» dicono) dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1993.

Il provvedimento di clemenza fu firmato tenendo conto della complessità del caso giudiziario - uno dei più lunghi e controversi della storia repubblicana - e facendo riferimento a motivi di salute di Carlotto, ex militante di Lotta continua che si era sempre dichiarato innocente e ha potuto contare sul sostegno di una decisa campagna condotta da amici e intellettuali di sinistra.

In seguito alla grazia presidenziale, intanto, Carlotto ha intrapreso una carriera letteraria baciata dal successo commerciale. Una seconda vita letteraria tanto fortunata da indurre la tv a sceglierlo per introdurre le 24 puntate di Real criminal minds, la serie tv che dalla prossima settimana andrà in onda su Rai 4, ispirata - come il format americano - alla vita di serial killer reali. Una scelta, quella del presentatore, che non si sa bene se sia solo incauta o anche giocata sul filo di un «caso» cercato e voluto. Provocato.

La definiscono «grottesca e profondamente irrispettosa» Matteo e Luca Oriani, gli ultimi parenti di Margherita rimasti in Italia, figli di Giancarla Zucchetti, la cugina diretta della giovane, cresciuta insieme a lei e molto legata al suo ricordo. «Probabilmente - ne sono convinti i fratelli - chi ha fatto tale scelta l'ha fatta in piena consapevolezza e con una totale mancanza di attenzione e rispetto per la vittima e i suoi familiari». Non si sa.

Certo, passati oltre 20 anni e scontata in parte la pena prevista, Carlotto graziato e riabilitato ha diritto al cosiddetto «oblio», da

bilanciare magari col rispetto della vittima e dei suoi familiari, che oggi chiedono un volto diverso per quel programma. E la memoria di Margherita, unita al senso di opportunità, imporrebbe di ascoltare il loro appello.

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