Carriere separate, sì del Senato. Meloni: "Impegno con gli italiani"

Passa al Senato con 106 sì la riforma della giustizia, serviranno altre due letture in Parlamento. FI: "Si compie il sogno di Berlusconi". Le barricate dell'opposizione

Carriere separate, sì del Senato. Meloni: "Impegno con gli italiani"
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Indietro non si torna più. Con 106 voti "sì", 11 astensioni e 61 "no" e 11 astensioni, il Senato cambia la Costituzione (servirà un'altra lettura tra Camera e Palazzo Madama entro autunno) e introduce la separazione delle carriere dei magistrati, un'Alta corte disciplinare e due Csm distinti per magistratura giudicante e inquirente, a completare pienamente l'attuazione del processo accusatorio voluto dalla riforma del 1989 firmata dall'allora Guardasigilli Giuliano Vassalli. Una riforma che porta la firma ideale di Silvio Berlusconi, "un impegno per gli italiani" che il premier Giorgia Meloni ha portato avanti senza tentennamenti, proprio in questi giorni in cui il braccio di ferro tra politica e magistratura fa segnare un livello di scontro che non si vedeva dai tempi del Cavaliere, a cui Forza Italia ha dedicato l'approvazione con Pierantonio Zanettin che da seggio che fu del Cavaliere, commosso, ammette: "Si compie un grande sogno perseguito con tenacia dal nostro presidente Berlusconi e da Forza Italia".

Se il centrodestra incassa una riforma promessa in campagna elettorale, opposizioni e magistratura si preparano alla battaglia referendaria della primavera 2026. Il Pd ha mostrato la Costituzione capovolta, il Movimento 5 stelle ha paragonato le foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con quelle di Berlusconi e Licio Gelli, con l'ex pm Roberto Scarpinato che definisce la riforma "un regolamento di conti della casta dei potenti contro la magistratura". A godersi la vittoria in aula c'era il ministro Carlo Nordio ("si va verso l'indipendenza della magistratura da se stessa e dalle sue correnti"), il suo viceministro Francesco Paolo Sisto, poi via via sono arrivati anche gli altri. "Oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all'Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente", ha scritto il premier sui social, a cui ha replicato il leader grillino Giuseppe Conte, secondo cui la riforma "realizza il disegno della P2".

Pd e Avs sono convinti che la riforma renderà i pm ostaggio dell'esecutivo, mentre l'astensione tecnica di Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda (che ha votato sì) segnano che non tutti a sinistra condividono questo scenario a tinte fosche e lascia il risultato referendario aperto a tutte le possibilità.

Ma l'affondo più pesante è arrivato dall'Associazione nazionale magistrati, che parla di "fatto grave, triste e preoccupante". L'Anm è pronta a trasformarsi da sindacato delle toghe in un partito vero e proprio e a raccogliere le firme per sabotare il referendum confermativo, atteso tra poco più di un anno e che porta un ordine a combattere un potere dello Stato. "Questa riforma indebolisce, quasi cancella l'essenza del Consiglio superiore della magistratura, creato non per difendere i magistrati ma un sistema che funzioni", dice a SkyTg24 il presidente Cesare Parodi di Magistratura indipendente, la corrente più moderata delle toghe. La crisi della magistratura, la deriva correntizia e gli errori giudiziari non contano, le troppe inchieste "politiche" contro Matteo Salvini e contro mezzo governo per il caso Almasri non esistono.

A suo dire conta solo il fatto che "i magistrati non riescono a lavorare come vorrebbero per un'assoluta, diffusa, grave carenza di strumenti e mezzi per poter operare al meglio", mentre il disegno che emergerebbe dalla riforma è quello di "addomesticare i magistrati per togliere loro il proprio compito di controllo di legalità". Da qui la minaccia di "far sentire la protesta fino al referendum". È solo l'antipasto di ciò che potrà succedere da qui a un anno. Nel frattempo il centrodestra festeggia, nel nome di Berlusconi.

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