Casa, la stretta sugli affitti verrà allentata in Senato

La Ragioneria bollina la manovra. Fdi: "La misura cambierà". Meloni: "Sono fiera della legge di Bilancio e del lavoro fatto"

Casa, la stretta sugli affitti verrà allentata in Senato
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"Sono fiera della legge di Bilancio che abbiamo fatto e del lavoro che ha fatto il ministro Giorgetti. E sono fiera del fatto che in questi tre anni questo governo, avendo poche risorse, ha stabilito una strategia e l'ha perseguita senza tentennamenti". Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo alla Camera prima del Consiglio Ue. Parole che suonano come un manifesto politico di continuità: la premier rivendica la linea della prudenza e della coerenza, con un occhio alla tenuta dei conti e uno alla crescita.

La manovra, proprio ieri bollinata dalla Ragioneria, cresce e cambia volto. Il testo conta 154 articoli, ben 17 in più rispetto alla bozza iniziale da 137. Il cuore della polemica resta però la tassazione degli affitti brevi, finita al centro delle trattative nella maggioranza. L'aumento generalizzato della cedolare secca dal 21% al 26% è stato rimodulato: l'aliquota resta al 21% per chi affitta senza intermediari, mentre sale al 26% per chi si affida a portali telematici o agenzie. Una distinzione che di fatto mantiene il doppio binario previsto nella prima versione. La relazione tecnica spiega che circa il 90% degli immobili continuerà ad avvalersi delle piattaforme online per semplicità e rapidità, e calcola un effetto positivo sui conti di 102 milioni l'anno a regime dal 2028.

Una soluzione che lascia spazio a correzioni in Parlamento, come chiarisce Gianluca Caramanna, deputato di Fdi e responsabile turismo. "Abbiamo sempre fatto scelte orientate a regolamentare, non a limitare gli affitti brevi. È una questione di tutela della prima casa e della proprietà privata: sarà il Parlamento il luogo più idoneo per trovare una soluzione equilibrata", ha commentato. Segnale evidente che la norma è destinata a cambiare ancora, magari alleggerendosi nel percorso parlamentare.

Sul fronte fiscale, la manovra conferma il taglio della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi tra 28 e 50mila euro, un beneficio per circa 13,6 milioni di contribuenti. Sono, infatti, compresi anche i redditi fino a 200mila euro (sempre con un beneficio di 440 euro annui) mentre oltre la soglia la riduzione viene sterilizzata attraverso un taglio delle detrazioni. Resta poi la tassazione agevolata al 5% sugli aumenti contrattuali del 2025 e 2026 per i lavoratori con redditi fino a 28mila euro. Confermati anche lo sconto sugli straordinari e il bonus sui buoni pasto, che salgono a 10 euro.

Più complesso il capitolo sul contributo del settore bancario e assicurativo, uno dei nodi che avevano agitato la vigilia. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, rispondendo in Aula alle critiche del M5s, ha spiegato che "in capo a banche e assicurazioni, che hanno beneficiato dell'azione politica del governo, vengono ora previste misure per reperire risorse e proseguire nel risanamento dei conti pubblici. Parlare di extraprofitti sarebbe riduttivo: il contributo stimato per il 2026 è di circa 4 miliardi di euro". Da Forza Italia arriva il sigillo politico, con Paolo Barelli che rivendica il ruolo del partito azzurro nelle modifiche finali: "La bozza iniziale è stata corretta su nostra richiesta. L'indeducibilità per le banche del 4% degli interessi passivi sarà graduale e per soli tre anni. E abbiamo ottenuto che l'imposta per la prima abitazione destinata ad affitto breve resti al 21%", ha chiosato.

Nel mosaico della manovra vi sono poi altri tasselli: la nuova rottamazione dei carichi affidati alla riscossione tra 2020 e 2023, con possibilità di pagamento in un'unica soluzione entro il luglio 2026 o in 54 rate fino al 2035, e un gettito stimato in 9 miliardi. Arriva anche la proroga dell'Ape sociale, mentre non trovano spazio al momento Opzione donna e Quota 103. Per la sanità, il testo consente assunzioni a tempo indeterminato in deroga ai vincoli di legge, con un plafond di 450 milioni dal 2026, mirato a ridurre le liste d'attesa e colmare la carenza di personale nei pronto soccorso.

La spending review chiede invece un sacrificio ai ministeri: oltre 7 miliardi di tagli in tre anni, di cui 2,2 nel 2026. Nessuno escluso, nemmeno Palazzo Chigi, che contribuirà con 50 milioni annui a partire dal 2026. Tra le altre misure, l'imposta sostitutiva per chi trasferisce la residenza fiscale in Italia sale da 200 a 300mila euro (da 25 a 50 mila per i familiari), mentre il taglio al Fondo cinema viene attenuato: 150 milioni nel 2026 invece dei 190 inizialmente previsti.

Infine, sul fronte della lotta all'evasione, l'Agenzia delle Entrate potrà procedere alla liquidazione automatizzata dell'Iva per chi omette la dichiarazione annuale, con possibilità di riduzione delle sanzioni a un terzo in caso di pagamento entro 60 giorni.

Il risultato complessivo è una manovra di continuità e di tenuta. Costruita con soli 18,7 miliardi ma con l'obiettivo, rivendicato da Meloni, di "aggiungere ogni anno un pezzetto" al disegno economico del governo.

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