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ChatGpt si autospegne "Ma pronti a riattivarlo". E l'Europa è un Far West

La società Usa si adegua allo stop del Garante per la privacy. Serve una linea comune dei 27

ChatGpt si autospegne "Ma pronti a riattivarlo". E l'Europa è un Far West

Lo stop è arrivato. OpenAi ha sospeso l'accesso in Italia di ChatGpt, il software basato sull'intelligenza artificiale specializzato nel dialogo tra la macchina e l'uomo. L'organizzazione no profit che ha tra i suoi fondatori Elon Musk ha recepito così lo stop chiesto venerdì dal nostro Garante della privacy. Poco dopo la mezzanotte di ieri il ceo di OpenAI, Sam Altman, ha annunciato l'interruzione del servizio. «Ovviamente - ha twittato - ci rimettiamo al governo italiano e abbiamo smesso di offrire ChatGPT in Italia». La speranza della società californiana è però quella di riattivarlo al più presto, anche perché, fanno sapere, «i nostri utenti in Italia ci hanno detto che trovano ChatGpt utile per le loro attività quotidiane e non vediamo l'ora di renderlo nuovamente disponibile al più presto». «Lavoriamo attivamente - proseguono da San Francisco - per ridurre i dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, perché vogliamo che la nostra intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati. Speriamo quindi di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati».

Così da ieri chi cerca di accedere alla pagina web chat.openai.com si trova davanti al seguente avviso: «Il proprietario del sito potrebbe aver impostato restrizioni che impediscono agli utenti di accedere». Una grande frustrazione per chi si era abituato a sfruttare ChatGpt per elaborare testi, soprattutto giovani tra 15 e 24 anni, per lo più maschi, che costituiscono gran parte dell'1,4 milioni di utenti unici che nel primo mese di ChatGPT hanno «dialogato» con l'intelligenza artificiale per 13,1 minuti al mese di media, più di Wikipedia (11,2 minuti) e di alcuni siti di testate giornalistiche.

Uno smacco per i fan dell'intelligenza robotica ma uno scampato pericolo per il Garante della privacy Pasquale Stanzione, che ieri in un'intervista al quotidiano Repubblica ha ribadito che «l'intelligenza artificiale è una tecnologia tanto preziosa quanto, potenzialmente, pericolosa. Io sono preoccupato solo dall'anomia, cioè dallo sviluppo in assenza di regole». Secondo Stanzione «la raccolta realizzata per noi illecitamente riguarda, oltre a una quantità enorme di informazioni acquisite dal web, i dati personali degli utenti. Probabilmente anche quelli dei minorenni, visto che ChatGPT non ha un sistema di filtri per la verifica dell'età». Il provvedimento di Stanzione è cautelare e OpenAI ha venti giorni per rispondere a una serie di domande.

L'Italia rischia però di restare isolata sul fronte economico, in un panorama in cui ogni Stato fa da sé e le piattaforme si muovono spregiudicatamente approfittando dei buchi normativi. Secondo Stefano Epifani, presidente della Fondazione sostenibilità digitale, «nel metodo c'erano strade più efficaci tipo mettersi d'accordo prima con gli altri garanti europei e scegliere una strada condivisa». Anche perché «L'Europa, a confronto con gli altri blocchi mondiali, è un minestrone che però se messo insieme pesa tanto». E «la legge sulla privacy europea è una delle più avanzate al mondo» e quindi un braccio di ferro tra Ue e OpenAI potrebbe limitare il potere dei giganti dell'intelligenza artificiale anche a livello globale. Certo è che se lo stop dovesse allargarsi anche all'Application programming interface (Api) «potrebbe creare uno svantaggio competitivo per le aziende che lavorano sulle applicazioni legate a questo tipo di intelligenza artificiale», come la stesura dei codici o aziende editoriali. «Il vero tema - conclude Epifani - è di tipo politico sociale: la scelta è se pesa di più la privacy o la necessità di correre sul tema dell'innovazione».

Il Garante per la privacy ha fatto la sua ovvia scelta, ma la partita è ancora lunga.

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