
Le vecchie pellicole, come certi animi, sono facilmente infiammabili, basti ricordare il finale di Inglourious Basterds di Quentin Tarantino (a sinistra). E in un ipotetico rogo di opere macchiate da complicità col sionismo, i boicottatori di Israele visti a Venezia avrebbero un gran daffare, se fossero coerenti coi loro ardori pacifisti-maccartisti. Perché limitarsi a Gal Gadot?
Lo stesso Tarantino, intanto, ha sposato la cantante israeliana Daniella Pick, conosciuta in Israele, e nell'ottobre 2023 ha visitato una base israeliana. Censurabile: addio "Pulp fiction" e tutto il resto. E come la mettiamo coi fratelli Coen, che in Israele nel 2011 hanno ricordato: "Nostra madre è nata qui prima che lo Stato fosse fondato"? La guerra ha diviso Hollywood, è vero, ma Sacha Baron Cohen, l'esilarante Borat (al centro) nel 2023 ha scritto una lettera serissima alla Wga, il sindacato autori, accusandola di essere "rimasta in silenzio" quando "i terroristi hanno invaso Israele per assassinare, stuprare e rapire ebrei". Boicottabile senz'altro. Ci resta pur sempre Michele Riondino. Ma se fosse vero che la storia di Israele è storia di 80 anni di oppressione, massacri, genocidio e "apartheid", allora si dovrebbe andare a verificare retroattivamente: difficile, per esempio, che possa salvarsi dall'ostracismo Barbara Streisand (a destra) icona "liberal" che ha sempre mostrato incrollabile orgoglio ebraico e amore per Israele, definito "faro di speranza". Addirittura nel '78 cantò l'inno Hatikva in tv parlando con la premier Golda Meir. E lo scorso anno ha "onorato" il primo anniversario "del brutale attacco di Hamas": "Il mio cuore si spezza". Più cauto Steven Spielberg, che in "Munich" mostra i dilemmi etici dell'operazione "Ira di Dio", ma certo non vede nel commando di "Settembre nero" un'azione di "Resistenza". Aveva un lato ebraico Paul Newman, ed era stato un irresistibile Ari Ben Canaan l'ufficiale della Brigata ebraica - ispirato, dicono, a Yitzhak Rabin - nel monumentale Exodus, storia del riscatto sionista dopo la Shoah, girato dal grande Otto Preminger, altro ebreo. Nel film, peraltro, ancora si chiamano "palestinesi" (anche) gli ebrei, come allora era in uso. Senza remore, sono stati gradi sostenitori di Israele Micheal Douglas e il padre Kirk. Il suo "Combattenti nella notte" è ultrasionista. E Kirk era stato "Spartacus" nel capolavoro di Stanley Kubrick (a proposito, il genio cosa ha mai detto su Israele? Controllare prego). Si narra poi che l'arpa e altri cimeli di Harpo Marx siano stati donati per un lascito allo Stato di Israele, ma anche Groucho è morto 10 anni dopo la Guerra dei sei giorni. Ha mai avuto da ridire? Forse sono altri due Marx da archiviare dopo Karl. E però, nel genere comico, da Mel Brooks a Billy Wilder, il contributo del retroterra "yiddish", ha avuto un certo peso. Sicuri che possiamo accontentarci di Moni Ovadia?
Tutto limitandosi al cinema.
Per fare solo un altro nome, perché ascoltare le canzoni di Leonard Coehn che nel '73, guerra del Kippur, partì per il fronte cantando per i soldati dell'Idf. "Sono venuto per sollevare i loro spiriti e loro hanno sollevato il mio", disse. E chi lo ha cantato e tradotto? No, il discorso porta troppo lontano, anzi non porta da nessuna parte.