Roma - Ignazio La Russa interviene nella diatriba che contrappone il segretario del suo partito, Giorgia Meloni, alla coppia Salvini-Maroni, della Lega Nord. Sulle scintille scoppiate a proposito del prossimo referendum consultivo, che il 22 ottobre chiamerà gli elettori di Lombardia e Veneto a esprimersi circa una potenziale e futura «maggiore autonomia», La Russia getta acqua e ribadisce che l'alleanza tra le due formazioni politiche non è in discussione.
A Maroni non sono andate giù le parole della Meloni. Parla di «dichiarazioni sbagliate» e dice che il suo partito le valuterà «sul piano della lealtà dell'alleanza». Che ne pensa?
«Penso che l'alleanza non sia affatto in crisi. Che la questione di questo referendum consultivo non può e non deve diventare discriminante».
Alcuni sospettano che quanto accaduto in Catalogna abbia riacceso gli istinti separatisti di alcuni esponenti della Lega.
«È più di un sospetto. Ed è un problema importante. Questo sì. Noi ci chiamiamo Fratelli d'Italia e loro Lega Nord. È normale, partendo da queste premesse, avere sensibilità diverse. La cosa importante è capire quali sono le priorità».
Vale a dire?
«Un conto è mettere come priorità una maggiore e più efficace autonomia, un conto sarebbe mettere come priorità la secessione, come qualcuno dopo la Catalogna ha ripreso a sperare. Per questo mi aspetto da Maroni, che stimo e rispetto, un no senza se e senza ma a ogni ipotesi di aspirazione secessionistica che renderebbe davvero impossibile la nostra alleanza».
Quindi lei non ritiene sbagliato il referendum.
«Diciamo che quanto sta succedendo in Catalogna ha riportato di attualità un referendum sul quale fino a oggi si è parlato poco. Non mi sembra che si siano fatti grandi dibattiti sull'argomento. Nemmeno in Lombardia o in Veneto. Per quanto ci riguarda la destra è chiaramente a favore di una maggiore autonomia dei territori in uno stato con un governo forte, meglio se presidenzialista, a garanzia dell'unità e dell'identità nazionale. È la tradizionale posizione della destra correttamente ribadita da Giorgia Meloni».
Non le sembra di chiedere molto ai vertici della Lega?
«Penso proprio di no. Sulla nostra compatibilità ricordo a Maroni che ha sopportato in giunta gli alfaniani. E quindi può sopportare chi ama l'Italia più del localismo».
Quindi una sintesi politica col vostro alleato è ancora possibile?
«Ovviamente! Un'alleanza significa anche saper accettare punti di vista e sensibilità diverse. D'altronde anche noi siamo cambiati. Basti pensare alle posizioni contrarie del Movimento sociale di Almirante all'istituzione delle Regioni. Da allora ne abbiamo fatta di strada verso l'autonomia locale, così come la Lega, che con Salvini cerca di diventare un partito nazionale».
E cosa vuole che la Lega riconosca dei vostri valori?
«Abbiamo governato insieme e bene.
Possiamo farlo ancora perché abbiamo ricette simili su molti punti, ancor più che con Forza Italia: dallo sviluppo alla famiglia, dalla sicurezza alla immigrazione. Ma non siamo lo stesso partito, perciò ognuno rispetti la sensibilità dell'altro. Sempre che questa polemica con la Meloni non nasconda una diatriba tutta interna alla Lega e nella quale non vogliamo entrare».
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