Colpita una base italiana in Libano. Tajani: "Chiesti chiarimenti a Israele"

Una granata, rimasta inesplosa, contro la palestra. Tel Aviv promette un'inchiesta sull'ennesimo incidente

Colpita una base italiana in Libano. Tajani: "Chiesti chiarimenti a Israele"
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Un colpo di cannone ha colpito ieri la palestra della base italiana di Shama, nel sud del Libano, dove operano i militari impegnati nel contingente Unifil. L'edificio è stato danneggiato ma non ci sono stati feriti. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che il fuoco sia partito da soldati israeliani impegnati nell'area. Si tratta di un nuovo «incidente» nella guerra di Israele contro Hezbollah che va avanti da settimane e che ha già coinvolto le basi Unifil presenti nel Paese dei cedri. È subito intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine della sua visita a Monaco. «Ho chiesto chiarimenti al nuovo ministro degli Esteri israeliano su quanto accaduto a Shama ha sottolineato il titolare della Farnesina -, dove un proiettile di artiglieria inesploso ha colpito la palestra della nostra base Unifil. Ho ribadito la richiesta di protezione ai soldati italiani, che sono lì per la pace e non sono terroristi. Lui è stato molto disponibile e ha garantito un'immediata inchiesta sull'accaduto».

Secondo le successive ricostruzioni, è stato accertato come a colpire la base italiana di Shama sia stata una granata calibro 155, cioè di un cannone di grosso calibro. Un proiettile che, in caso di esplosione, avrebbe potuto fare danni importanti vista la sua letalità. Gli artificieri hanno lavorato subito alla messa in sicurezza dell'ordigno, mentre l'ipotesi sulla dinamica converge per ora sull'errore. La granata era probabilmente diretta verso un obiettivo più a Nord, ma per ragioni da accertare è caduta prima colpendo la base italiana. Continuano dunque gli attacchi contro le basi della missione nel Paese dei Cedri. Già un mese fa la tensione era salita alle stelle. Il fuoco israeliano aveva danneggiato tre basi della missione schierata nel sud del Paese, di cui fanno parte 1.200 militari italiani. Israele dal canto suo ha già chiesto alle forze Onu di limitare i propri movimenti nelle aree a sud del fiume Litani, nonché in altre località del Libano meridionale vulnerabili ad attacchi militari.

Avvertimenti che potrebbero indicare un'espansione dell'operazione di terra in Libano. I compiti della missione Unifil, sono monitorare la cessazione delle ostilità, assistere l'attività delle forze armate libanesi, monitorare il rispetto della Blue Line e supportare la popolazione locale. La missione è nata con la Risoluzione 425 adottata nel marzo 1978 dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele. Successive risoluzioni ne hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata. Nel luglio 2006, un attacco di Hezbollah a Tsahal, nelle vicinanze del villaggio israeliano di Zarit, innescò la reazione israeliana e una campagna militare in Libano: a conflitto finito, 34 giorni dopo, una nuova Risoluzione, la numero 1701, sancì l'inizio della seconda fase della missione.

Una risoluzione di cui si sta molto discutendo e su cui verte non solo il dibattito politico ma che è diventata anche centrale per la mediazione su un possibile cessate il fuoco tra lo Stato ebraico e il Partito di Dio libanese. Al momento sembrerebbe però rinviata una tregua tra le due parti con il rischio che la guerra si intensifichi e infiammi tutta la regione.

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