Se la polizia è accusata di fare bene il suo lavoro

L'Italia, questo strano Paese dove non esiste l'autentica privacy, quella garantita a ogni cittadino

Se la polizia è accusata di fare bene il suo lavoro
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L'Italia, questo strano Paese dove non esiste l'autentica privacy, quella garantita a ogni cittadino. Milioni di utenti social sono i primi a calpestarla postando foto di bimbi, interni di camere da letto, gruppi dove un (o una) partecipante avevano raccontato a casa di andare da un'altra parte. E poi c'è la privacy strumento di lotta politica, quella che viene invocata dai giustizialisti più incalliti non per denunciare fatti pubblici, ma per coprire magistrati che si mescolano ai dimostranti che ringhiano contro la polizia.

Il caso Apostolico, la giudice anti Salvini che libera i migranti dai centri di accoglienza, segna una nuova tappa in un dibattito sempre più sgangherato sul diritto alla riservatezza. Siccome la toga va difesa per i suoi ideali iperdemocratici, la compagnia di giro si scaglia contro il video che la ritrae insieme agli invasati tenuti a bada dagli agenti, non sulla partecipazione della stessa. E partono le accuse di dossieraggio, la cupa rievocazione dei fascicoli del Sifar e del Sid che hanno inquinato la vita della Repubblica fino agli anni Settanta.

Fa sorridere il nuovo mood di denunciare la polizia come strumento repressivo e occhiuto di ogni manifestazione pubblica. La Digos fa le fotografie, la Digos gira i video nei cortei, la Digos individua i dimostranti come atto di intimidazione. Se c'è una verità in questa vicenda, e va segnalata nell'accezione positiva, è che in Italia le forze dell'ordine funzionano storicamente bene. E sanno tutto quello che c'è da sapere. Già i regi carabinieri, quelli di Pinocchio con i pennacchi, annotavano la presenza in piazza di elementi sospetti o indesiderati. All'inizio del secolo scorso, la pubblica sicurezza, questa volta con indubbio abuso, impediva in via preventiva la partecipazione ad eventi e cerimonie di anarchici dichiarati. Ma è ormai tanto tempo che l'apparato di sicurezza ha archiviato comportamenti arbitrari che potevano comprimere i diritti.

Se andate a un corteo, dagli studenti ai no Vax, considerate che siete in diretta tv.

Vi vedono, vi seguono, notano tutto. Non gridate alla dittatura, anzi contestate anche con rabbia senza commettere reati. Gli agenti in piazza, con le loro riprese, sono lì per garantire tutti, soprattutto chi ha il sacrosanto diritto di farsi sentire.

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