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La Consulta decide sui referendum. Il voto dei cittadini può sorpassare il Parlamento

Il referendum sulla giustizia ci sarà, Matteo Salvini non ha dubbi e anzi per lui sarà l'occasione per rimettere insieme la coalizione, in crisi dopo le manovre per il Quirinale

La Consulta decide sui referendum. Il voto dei cittadini può sorpassare il Parlamento

Il referendum sulla giustizia ci sarà, Matteo Salvini non ha dubbi e anzi per lui sarà l'occasione per rimettere insieme la coalizione, in crisi dopo le manovre per il Quirinale. «In primavera - dice il segretario della Lega -, ci saranno i referendum sulla giustizia che, dopo 30 anni, mettono in mano agli italiani il cambiamento che il Parlamento non è riuscito ad approvare o che non vuole fare e spero che il centrodestra sia tutto compatto». Il Capitano parla alla gente, non solo ad alleati e avversari: «Ci sono 6 milioni di italiani in attesa di giudizio, se innocenti non possono fare un calvario di anni».

Oggi o domani la Corte costituzionale si pronuncerà sull'ammissibilità dei 6 quesiti sulla giustizia promossi da Lega e Radicali, insieme a quelli su cannabis ed eutanasia, e sempre mercoledì in commissione giustizia della Camera si discuterà per la prima volta della riforma Cartabia dell'ordinamento giudiziario e del Csm, approvata all'unanimità dal consiglio dei ministri la scorsa settimana.

I due piani, quello referendario e quello parlamentare, si sovrappongono e se il primo doveva essere di stimolo al secondo ora si rischia un ingorgo. Teme un «corto circuito» l'ex presidente del Senato Pietro Grasso (Leu). Con il sì della Consulta alle urne si potrebbe andare alle urne in primavera e l'iter alle Camere, hanno garantito il premier Draghi e la ministra Marta Cartabia, vuole essere accelerato per arrivare all'approvazione prima delle elezioni di luglio del nuovo Csm. Però i partiti non vogliono il testo «blindato» e, considerate le posizioni diverse anche in maggioranza, l'impresa appare ardua e i cittadini potrebbero dire la loro prima del parlamento. Lo farebbero in modo più radicale ma meno organico di quanto non faccia la riforma, su punti delicati come la separazione delle carriere e anche su quesiti diversi dai temi affrontati negli emendamenti della Guardasigilli al testo Bonafede, ad esempio sulla responsabilità civile delle toghe.

Per la Lega i referendum sono un cavallo di battaglia che serve anche a recuperare popolarità, dopo il fallimento nella partita per portare al Quirinale un esponente del centrodestra. «Servono soluzioni radicali dei problemi- dice il deputato del Carroccio Jacopo Morrone-. Spero che il pronunciamento della Consulta sia positivo e che non ci sia la volontà di remare contro».

Gli alleati di Forza Italia non sembrano così determinati. «Sosteniamo i referendum e abbiamo raccolto le firme - spiega al Giornale Pierantonio Zanettin, capogruppo degli azzurri in Commissione giustizia -, è uno stimolo per la riforma ma non l'unico mezzo e confidiamo nel parlamento perché imprima una svolta garantista. I referendum sono sulla giustizia in senso lato, il quesito sulla separazione delle carriere riguarda uno dei nostri temi più sentiti, ma ad esempio quello sul Csm cambia solo la raccolta firme per i candidati, aspetto marginale, mentre il problema della responsabilità civile non è tra quelli che esamineremo a Montecitorio». Come la legge Severino o le misure cautelari. Per Gabriella Giammanco, vicepresidente di Fi in Senato, «la riforma Cartabia, per quanto migliorativa rispetto alla Bonafede, non è sufficiente». Anche nel Pd qualcuno crede nei referendum. «Avrei firmato i 6 sulla giustizia - dice il senatore dem Salvatore Margiotta-, o almeno alcuni e sono pentito di non averlo fatto. Solo su quello sulla responsabilità civile dei magistrati ho perplessità. All'epoca come Pd ritenemmo che fosse più giusto procedere con le riforme».

Il nuovo sistema elettorale per i togati al Csm, maggioritario con una quota proporzionale per 5 candidati, è tra i punti più importanti e controversi. La Cartabia va incontro così alle indicazioni dell'Anm, ma secondo Lega e Fi per mettere davvero in difficoltà le correnti non c'è che il sorteggio, anche se «temperato», per la scelta dei candidati. Con il Pd che ne sostiene l'incostituzionalità polemizza Zanettin, sostenendo che «non contrasta con l'art.104 della Costituzione perché i candidati vengono sempre e comunque votati dai magistrati».

Del resto, ricorda, la stessa Anm ha «sottoposto a referendum consultivo tra i suoi iscritti la nostra proposta, se fosse stata incostituzionale non avrebbe neppure avuto dignità di dibattito».

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