Il Conte dimezzato allarma mercati e agenzie di rating

Per Moody's la maggioranza risicata compromette la risposta alla pandemia. Balza lo spread, Borsa giù

Il Conte dimezzato allarma mercati e agenzie di rating

Il giudizio dei mercati e quello dell'Europa: i timori del Quirinale si erano già in parte materializzati con i malumori Ue sul Recovery italiano. Ieri la conferma che la nuova fase politica - al netto del teatrino - potrebbe avere ripercussioni pesanti. Prima il ritorno dello spread poi un avviso di Moody's infine una seduta negativa per Piazza Affari, su spunti tutti politici.

A dare il senso del clima, il report dell'agenzia di rating nel quale si legge che «una maggioranza più fragile intensifica le sfide post-pandemiche». Il Paese rischia di essere meno attraente per gli investitori, a causa del contrasto tra i numeri risicati al Senato e la mole di appuntamenti che il Paese deve affrontare.

«Mentre le elezioni anticipate sono improbabili - scrivono gli analisti Moody's - questo governo indebolito deve far fronte a imponenti sfide sia nel gestire l'attuale fase della pandemia che nell'assicurare un utilizzo efficace e tempestivo dei finanziamenti del Recovery Fund, che sono cruciali per migliorare il basso potenziale di crescita dell'Italia».

Una sveglia per i tanti che in questi giorni si sono concentrati sulle dinamiche interne della politica domestica piuttosto che sui fondamentali.

Tra le righe, emerge una certa preferenza dell'agenzia di Moody's per il voto. Ma le elezioni «non sono nell'interesse di nessun partner della coalizione, perché la riforma costituzionale passata l'anno scorso ha ridotto il numero dei seggi in Parlamento e le prossime elezioni comporteranno inevitabilmente il fatto che qualcuno perderà il proprio posto». Il taglio dei parlamentari, insomma, impedisce un chiarimento del quadro politico. Incertezza anche per i sondaggi che danno i due schieramenti in equilibrio. Poi ci sono i tempi strettissimi prima del semestre bianco.

Il tutto proprio quando l'Italia si trova a dovere gestire un piano da 209 miliardi di euro. «Queste somme sono significative, pari a oltre 5 anni di investimenti pubblici - continua il rapporto - e dovrebbero aumentare la crescita economica del Paese se spese in maniera produttiva». Prima il governo dovrà farsi carico delle riforme chieste da Bruxelles, affrontare il nodo della governance delle risorse europee. Poi ci sarà la sfida, non meno impegnativa, del «se» e del «come» saranno spesi i fondi del Recovery. Anche perché «il tasso di assorbimento dei fondi strutturali della Ue da parte dell'Italia è debole».

Il tema dei ritardi e dell'inadeguatezza del Recovery (si veda il Giornale del 16 gennaio) è ormai sul tavolo. Il ministro dell'Economia ha assicurato un confronto serrato con il mondo dell'economia per chiudere in tempi rapidi.

Il costo di un fallimento emerge sempre dal rapporto Moody's: «Una eventuale incapacità da parte dell'Italia di sfruttare queste risorse» europee «eserciterebbe una pressione al ribasso sul suo profilo di credito».

Che non si tratti di suggestioni si capisce dall'orientamento dei mercati.

Ieri, mentre le Borse europee scontavano con pochi decimali di punto i dubbi della Bce sul bilancio Ue (Francoforte a -0,24%), Piazza Affari iniziava a pagare il conto di un governo debole con un calo dell'1,52%.

Ha rialzato la testa anche lo spread chiudendo a 125 punti, sui massimi da due mesi. Come dire, non basta nemmeno avere, di fatto, una garanzia europea (a tassi tedeschi) per tenere a bada il costo del nostro debito.

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