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Contrordine compagni: Tirana non è più "trendy"

Da "Maldive d'Europa" a temibile Bronx. Per i giornali di sinistra, l'Albania è cambiata molto in fretta

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Da «Maldive d'Europa» a temibile Bronx. Per i giornali di sinistra, l'Albania è cambiata molto in fretta: nel tempo di una goffa propaganda anti-Meloni. Ricordate? Nei mesi scorsi, i quotidiani progressisti di casa nostra descrivevano il Paese di Edi Rama (nel tondo) come un paradiso a portata di mano e di portafoglio. Come un Eden per vacanzieri e investitori in grado di offrire «un mare fantastico a prezzi ragionevoli», con buona pace degli operatori turistici italiani. L'operazione aveva un implicito e malcelato obiettivo: sparare a pallettoni contro il nostro Paese, accusando il governo di essersi fatto bagnare il naso sul turismo dagli albanesi. Peccato però che i dati sulle vacanze attestassero il contrario e cioè un boom di presenze nella Penisola. La Repubblica, in particolare, elogiava l'Albania come «le Maldive d'Europa» e si lasciava andare a poetiche descrizioni da cartolina.

«Per ora il paradiso effimero dei vacanzieri parsimoniosi, quelli che non si vogliono bruciare uno stipendio già corroso dall'inflazione, è questo abbraccio di cielo e mare che si spalanca dalle montagne verso Corfù», scriveva il quotidiano il 7 agosto. E La Stampa titolava a tutta pagina: «Albania, riviera d'Italia: da Tirana a Durazzo, il Paese calamita di villeggianti. Servizi alti e prezzi abbordabili». Albanesi brava gente, insomma. In quella fase, questo faceva gioco ai quotidiani del gruppo Agnelli per imbastire una narrazione anti-governativa su turismo e inflazione. Ora invece tutto è cambiato. Dopo l'accordo tra Giorgia Meloni e il Paese balcanico per la realizzazione di due centri migranti, il racconto della stampa progressista è mutato radicalmente. Adesso quegli stessi giornali rappresentano l'Albania come una nazione poco sicura, attraversata da malavitosi, trafficanti di esseri umani e delinquenti. «Dal narcotraffico al riciclaggio, così i clan spadroneggiano sull'altra sponda dell'Adriatico», scriveva Repubblica nelle scorse ore, osservando: «è un fatto ormai che la criminalità organizzata albanese rappresenti uno dei principali allarmi mondiali». Il quotidiano, facendo riferimento ad alcune indagini in corso in Italia, aggiungeva peraltro che «ora anche il grande boom del turismo è il perfetto canale per riciclare denaro» da quelle parti. Di colpo, il settore che fino a pochi mesi fa veniva celebrato come un grande successo per il Paese balcanico (e presunto motivo di imbarazzo per l'Italia), ora viene attenzionato come un potenziale ambito di proliferazione degli interessi criminali.

Così, il Paese delle Aquile si è ritrovato «usato» dai gufi nostrani per orientare faziosamente il racconto politico d'attualità.

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