Qatargate

"Corruzione dal Qatar". Fermati la numero due dell'Europarlamento, un ex deputato Pd e un sindacalista Uil

Due arresti, 5 fermi e 600mila euro in casa: l'ipotesi di tangenti per ammorbidire l'UE verso il Paese del Golfo.

"Corruzione dal Qatar". Fermati la numero due dell'Europarlamento, un ex deputato Pd e un sindacalista Uil

«La questione dei lavoratori morti durante la costruzione delle infrastrutture che ospiteranno i Mondiali di calcio va guardata in controluce e statisticamente relativizzata»: così Antonio Panzeri, ex segretario della Cgil di Milano ed ex eurodeputato del Pd, nel febbraio di quest'anno difendeva il governo del Qatar in un lungo, imbarazzante intervento sulla home page di Fight Impunity, la Ong di cui è presidente. Un report che oltre a minimizzare i morti nei cantieri dei Mondiali indicava il Qatar come l'unico paese dell'area ad avere fatto «passi avanti» anche sul terreno dei diritti umani.

Non era disinteressato, a quanto pare, l'appoggio dell'ex sindacalista alla dittatura di Doha nei corridoi e nelle aule dell'Europarlamento. Ieri mattina la gendarmeria belga arresta quattro cittadini italiani: insieme a Panzeri c'è Luca Visentin, ex segretario lombardo della Uil del commercio, oggi segretario mondiale della potente confederazione sindacale Ituc; insieme a loro vengono arrestati il direttore di una Ong e un assistente parlamentare dei Socialisti. I quattro sono tutti accusati di corruzione, avrebbero ricevuto ingenti finanziamenti dal Qatar per condizionare l'atteggiamento dell'Unione Europea nei confronti del paese del Golfo, prima e dopo i Mondiali di calcio. Vengono perquisite le abitazioni degli arrestati e la sede Fight Impunity, nella centralissima rue Ducale; in una cassaforte a casa di Panzeri saltano fuori 600mila euro in contanti. E nella Bergamasca è stato eseguito un mandato di arresto europeo anche nei confronti della moglie e della figlia di Panzeri, che risulta avere ancora casa a Calusco d'Adda, paese di cui è originario dove sono state rintracciate la moglie Maria Colleoni, 67 anni, e la figlia Silvia. Ora si trovano in carcere a Bergamo.

Il caso Panzeri si abbatte come una tempesta su Strasburgo, dove l'attività delle lobby è una presenza costante: ma in questo caso, secondo la magistratura belga, si è andati ben aldilà. Scattano sedici perquisizioni, quattro a carico di altri tre assistenti parlamentari cui vengono sequestrati computer e telefoni: due lavorano per il gruppo dei Socialisti e democratici, il quarto per i Popolari. Secondo Le Soir, il quotidiano che ha reso noti gli arresti e le indagini, sono stati perquisiti anche due consiglieri e un funzionario. Ma il colpo più eclatante è l'interrogatorio con perquisizione di Eva Kailli, vicepresidente socialista del Parlamento, il cui compagno Francesco Giorgi è l'ex assistente parlamentare.

Panzeri e gli altri arrestati verranno interrogati entro oggi da un giudice che deciderà se confermare il loro arresto o rimetterli in libertà. Di sicuro c'è che sulla loro strada gli italiani hanno incontrato un mastino: il giudice istruttore Michel Claise, uno specialista in criminalità economica e finanziaria. É stato lui a raccogliere le prime notizie di reato sulla attività della Ong di Panzeri e a scavare per quattro mesi sui rapporti occulti col Qatar, arrivando a ricostruire nei dettagli l'attività di quella che Le Soir definisce «una organizzazione criminale infiltrata nel cuore del Parlamento europeo». Braccio operativo di Claise è l'Ocrc, l'ufficio centrale per la repressione della corruzione.

«Siamo sconvolti dalle accuse di corruzione nelle istituzioni dell'Ue», è il primo commento dell'eurogruppo dei Socialisti, mentre il Pd si dichiara «sconcertato in particolar modo a fronte delle persone coinvolte». Il problema è che se Fight Immunity poteva presentare nel suo board personaggi di tutto rispetto - da Emma Bonino al premio Nobel per la pace Denis Mukwege - la sua attività di lobbying a favore del Qatar avveniva in modo tanto scoperto quanto disinvolto, e avrebbe potuto spingere gli eurocompagni di Panzeri a interrogarsi sui veri motivi che portavano uno stimato rappresentante dei lavoratori a trasformarsi nel cantore di una dittatura dove i diritti sindacali non esistono.

Eppure nel suo lungo intervento del febbraio scorso Panzeri affermava che «dalla prospettiva dei diritti umani» il Qatar è l'unico paese dell'area a «imprimere un movimento e una direzione evolutiva», oltre a indicare il regime come «il più affidabile alleato» della Nato nell'area, elogiandone «la disponibilità» nella crisi del gas. Ma a Bruxelles queste cose non le leggevano?

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