"Così può aumentare l'export nei settori non strategici"

L'esperto Ispi: "Italia sta con Ue e Nato ma con la Cina ha punti di interesse"

"Così può aumentare l'export nei settori non strategici"
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Il viaggio di Giorgia Meloni in Cina segna una tappa importante nel processo di ripresa delle relazioni bilaterali tra Roma e Pechino. «Una fase nuova», come indicato dal premier, che ha intenzione di puntare sullo sviluppo di un mercato libero ed equo. Filippo Fasulo, co-direttore del Centro di Geoeconomia dell'Ispi, ci ha parlato dei risvolti politici ed economici della visita del premier nel Paese asiatico.

La missione di Meloni segna un successo nelle relazioni con la Cina?

«Dopo la questione del memorandum d'intesa, che ha congelato i rapporti tra Roma e Pechino per cinque anni, il governo è riuscito a spiegare alla Cina che la decisione non era legata a motivazioni ostili».

Il premier ha citato lo squilibrio a svantaggio del nostro Paese negli scambi con Pechino.

«L'Italia è in significativo deficit commerciale nei confronti della Cina. L'obiettivo del governo è di ridurlo, aumentando l'export e le possibilità per i nostri esportatori».

E a cosa punta Meloni dal punto di vista politico?

«L'obiettivo è far presente che l'Italia è allineata con le posizioni atlantiche e dell'Ue, ma che allo stesso modo le collaborazioni commerciali in settori non sensibili sono rilevanti e vanno portate avanti».

Il premier ha anche parlato della questione degli investimenti.

«Negli scorsi anni, gli investimenti cinesi sono stati bloccati per questioni strategiche. Ci sono però alcuni settori in cui si possono trovare punti di contatto e di interesse».

Quali sono questi settori?

«L'automotive, settore in cui la Cina passata da importatore ad esportatore, e quello della transizione verde. Per quanto riguarda l'export italiano in Cina, quello in maggiore crescita è legato ai prodotti farmaceutici».

Che posizione adotterà l'Italia nella guerra dei chip?

«Non ci saranno aperture nei confronti di investimenti cinesi nelle nostre aziende di chip e semiconduttori. Il punto del viaggio del premier Meloni è trovare punti di interesse in ambiti che siano al di fuori dei settori sensibili».

E per quanto riguarda la questione delle auto elettriche cinesi? Il tema è compreso nel Piano triennale d'azione firmato dal premier.

«La concorrenza con il Paese asiatico è inevitabile ma si può trovare una via di mezzo, ovvero la localizzazione della produzione cinese in Europa. La possibilità è stata discussa all'incontro di Verona organizzato dai ministri Urso e Tajani. Il fatto che l'Italia riprenda il dialogo con Pechino ci consente di non essere esclusi da questo tipo di discussione».

Altri argomenti spinosi sono i diritti umani e la questione di Taiwan.

«Secondo me non sarà questa l'occasione per parlarne. Siamo in una fase in cui si sta riaprendo un dialogo. Prima di dare ammonimenti, per quanto corretti, bisogna ricreare un tavolo di confronto».

Quali ripercussioni potrà avere una vittoria di Donald Trump sulle relazioni tra Cina ed Europa?

«Trump ha posizioni dure nei confronti

sia della Cina, sia dell'Europa. Se dovesse alzare il tetto per l'economia dell'Ue, toglierà risorse per aumentare il derisking, dilungando i tempi di riduzione dell'esposizione economica europea nei confronti di Pechino».

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