Il 12 luglio 2022 tocca a Andrea Delmastro. Il 22 agosto è il turno di Chiara Colosimo. Il 25 agosto vengono succhiati i dati di Marta Fascina. Il 20 ottobre di Tommaso Foti. Cos'hanno in comune i quattro spiati? Sono tutti in quei giorni indicati come possibili candidati del centrodestra alle elezioni politiche: siamo a cavallo della crisi del governo Draghi, che si dimette il 21 luglio. I documenti riservati che riguardano i quattro futuri candidati vengono prelevati dalle banche dati della Procura nazionale antimafia da Pasquale Striano, il finanziere-criminale oggi al centro dell'inchiesta, e passati in diretta a Giovanni Tizian, giornalista del Domani.
Basterebbe questa coincidenza temporale a rendere palese quanto lo scandalo esploso all'interno della Dna non sia una banale storia di «fuggitori di notizie», come li chiamava Antonio Di Pietro, ma racconti di una centrale di dossieraggio a fini politici, indirizzata (con pochissime eccezioni) contro il centrodestra. La stessa impennata di visure si registra tre mesi dopo, quando dopo la vittoria elettorale Giorgia Meloni inizia a fare la lista dei possibili ministri. È a questi boom che fa riferimento una delle vittime, Tommaso Foti, oggi capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, quando parla di «mandanti, che ad oggi restano ancora occulti», di «una cupola che deve essere portata alla luce al più presto, in quanto ha agito con l'obiettivo di dare corso ad un'attività ricattatoria e comunque con l'intento di condizionare vari settori della società italiana, a partire dalla politica».
C'è dietro solo una macchina del fango a fini politici, alimentata dal consueto asse tra giornalisti e magistrati? O c'è dietro di peggio, un potere occulto o deviato annidato nel cosiddetto Deep State? «Io mi fermo ai fatti - dice Foti al Giornale - e a quanto il procuratore di Perugia ha detto alla Commissione Antimafia. Se ci sono cinquantamila file sottratti, se siamo davanti come dice Cantone a un mercato di notizie riservate, vuol dire che la situazione è più drammatica di quanto emerso finora. Se c'è un mercato vuole dire che ci sono dei venditori ma anche dei compratori. Se sono stati acquisiti illegalmente i dati di diecimila italiani bisogna capire in mano a chi sono finiti. Non è un problema che riguarda solo una parte politica. L'audizione di Cantone e del procuratore nazionale Giovanni Melillo al Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti, dimostra che il tema riguarda la sicurezza nazionale».
Intanto, però, la parte emersa della vicenda racconta che la cellula deviata interna alla Dna è stata impiegata a fini di battaglia politica. Soprattutto nei giorni della nascita del governo Meloni le interrogazioni del luogotenente Striano al Sidda, la banca dati della Dna, si fanno febbrili: il 20 ottobre, lo stesso giorno in cui Sergio Mattarella affida alla Meloni l'incarico di formare il governo, vengono dossierati Guido Crosetto, Gilberto Pichetto Fratin, Giuseppe Valdiatara, Marina Calderone e Giovanbattista Fazzolari, tutti destinati a entrare il giorno dopo nell'esecutivo. Impressionante.
Se questa è la parte di melma venuta a galla, qual è quella che sta ancora sotto, pronta a inquinare e avvelenare? «Una parte di verità - dice ancora Foti - rischiamo di non saperla mai, ed è il materiale che era di competenza della Procura di Roma dove per primo era approdato il fascicolo.
Gli accertamenti però sono stati compiuti lasciando uno spazio temporale in cui una parte del materiale è potuta sparire. Ne possiamo avere praticamente la certezza, perché agli atti ci sono delle chat vuote. Ma chi è chi si manda una chat vuota?».
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