Costretta alle nozze con un bengalese. Arrestati i genitori

Nel dicembre del 2024 la giovane era stata portata con una scusa in Bangladesh dove le avevano, invece, combinato l'appuntamento con un uomo di 10 anni più grande

Costretta alle nozze con un bengalese. Arrestati i genitori
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Costretta con la forza ad un matrimonio combinato con un uomo adulto nel suo Paese di origine, in Bangladesh, è riuscita a fare arrestare i genitori e a ritrovare la libertà grazie ad una delicata indagine dei carabinieri di Rimini, chiamata "Saman 2". Martedì sera il padre e la madre della ragazza ventenne, un uomo di 55 anni e una donna di 42, cittadini bengalesi residenti a Rimini, sono stati posti agli arresti domiciliari con l'accusa di maltrattamento in famiglia e costrizione e induzione al matrimonio commessi all'estero.

Nel dicembre del 2024 la giovane era stata portata con una scusa in Bangladesh dove le avevano, invece, combinato l'appuntamento con un uomo di 10 anni più grande, che sarebbe dovuto diventare suo marito. Innamorata di un 23enne connazionale residente a Forlì, la ragazza si era più volte rifiutata, ma una volta giunta a Dacca, i parenti le avevano sottratto i documenti e la carta di credito. "Se non ti sposi, mi suicido", le diceva il padre che poi suggeriva alla madre di legarla al letto e romperle braccia e gambe per non farla scappare. "Sei una poco di buono, ci stai rovinando", le urlava la mamma. I parenti, zii e cugini, avevano poi contribuito a creare sulla giovane una pressione emotiva enorme. Costantemente controllata, minacciata e percossa, alla fine si era piegata al matrimonio combinato. Costretta ad assumere farmaci per dormire e stare calma, ma anche per favorire la gravidanza, lei era riuscita a non restare incinta prendendo di nascosto la pillola anticoncezionale. Grazie ad un'amica si era poi messa in contatto telefonicamente con il consultorio del dipartimento salute donna di Rimini e con una volontaria di un centro anti violenza. Alla volontaria dall'altra parte del mondo, aveva iniziato a raccontare con messaggi quello che le stavano facendo e documentando tutto con foto. "Voglio tornare in Italia. Se resto qui mi uccidono", diceva.

Tre mesi dopo il matrimonio, viste le difficoltà di rimanere incinta della figlia, i genitori avevano acconsentito di tornare per un po' in Italia.

Quando la famiglia è atterrata all'aeroporto di Bologna ad aprile scorso, la ragazza è stata immediatamente presa in carico dai carabinieri e portata in una località segreta. All'arresto dei genitori si è arrivati solo martedì sera perché i reati più gravi erano stati commessi all'estero ed è servito l'intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

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