La crisi della famiglia-rifugio: "Narcisismo e solitudine, si sgretola il valore del focolare"

Lo psichiatra e l'aumento dei delitti dentro casa: "Incapaci di avere progetti e desideri in comune"

La crisi della famiglia-rifugio: "Narcisismo e solitudine, si sgretola il valore del focolare"
00:00 00:00

Ancora una strage dentro casa, ancora una violenza improvvisa e incontrollata in una famiglia «normale». Nuoro, Paderno Dugnano, Parma. I casi di omicidi familiari sono 2.110 dal 2012 al 2024, il 43% degli omicidi in generale. Un'escalation che fa paura e che racconta di una rabbia del tutto scriteriata. Altro che la famiglia affiatata da Mulino Bianco, altro che le foto tutti assieme abbracciati di fronte alle torte di compleanno.

Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, che fine ha fatto la famiglia «normale», ammesso che sia mai esistita?

«Il concetto di famiglia è cambiato, ha perso il suo significato. Ha perso l'idea di rifugio e di futuro. Cioè non c'è più progettualità. Quindi è meno punto di riferimento rispetto al passato ma viene vissuta più nell'immediato, nel presente».

Quindi è più instabile?

«Sì, come del resto lo sono le relazioni tra le persone: meno certe, quasi mai eterne, sempre più spesso fluide. Un po' come accade con il lavoro: non è più a tempo indeterminato, non si pensa più a mettere da parte per costruire il futuro. Si sta nel presente. Ed è venuta meno anche l'idea di sacrificarsi per le generazioni future».

Vuole dire che siamo più miopi ed egoisti?

«Direi narcisisti. Individualisti. Siamo concentrati solo su noi stessi, incapaci di relazioni e di progetti in comune con altri. Il linguaggio è rivolto sempre più all'io e sempre meno al noi. La relazione di coppia è più conflittuale: la donna emancipata viene spesso contrastata per desiderio di possesso, di controllo».

Come si riflette questo sulla famiglia?

«Si traduce in incomprensione, in muri, in rapporti che si avvelenano. Ha presente l'immagine di figli e genitori ognuno nella sua stanza attaccato al suo cellulare? Ecco, la famiglia di oggi è così».

Prima si stava assieme sul divano a guardare lo stesso film.

«Io mi ritrovo nell'immagine della famiglia riunita ad ascoltare il figlio o il padre che suonano il pianoforte».

Ora c'è più solitudine in casa?

«Molta di più. E siamo noi che stiamo isolando i nostri figli, a cominciare dai telefoni e dai dispositivi di cui li forniamo. Il problema è che l'isolamento è anche sociale. Chi ha un problema in casa è raro che si affidi ai servizi esterni per chiedere un aiuto. Quindi il conflitto si incancrenisce entro le mura domestiche. E poi scoppia, a volte nelle storie che finiscono nelle pagine di cronaca».

Anche nel caso della famiglia «normale» di Parma è così? Isolamento?

«Bisogna ancora capire come siano andate realmente le cose ma, stando alle testimonianze, è chiaro come ci siano state camere stagne tra i membri della famiglia, incomunicabilità. Così come Paderno Dugnano: i segnali di disagio del ragazzo non sono stati visti».

Ora da dove ripartiamo?

«Ricominciamo da una nuova narrazione. Non più quella della famiglia felice degli spot pubblicitari o dei social ma da quella autentica.

La famiglia tradizionale è stata privata di spiritualità e di stabilità. Allora ripartiamo dai sentimenti veri, dall'importanza dei valori. E allora riscopriremo anche cosa vuol dire condividere e progettare il futuro con gli altri».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica