L'ultimo inciucio alla parigina

La Francia è immersa in una delle crisi più aspre e laceranti della Quinta Repubblica i cui contenuti palesano qualcosa di molto più profondo di una tollerabile crisi politica

L'ultimo inciucio alla parigina
00:00 00:00

Dopo "governo balneare", la seconda definizione mutuata dal lessico politico italiano destinata a entrare con prepotenza in Francia è quella di inciucio", alla francese si intende. È questo il tentativo funambolico per evitare la cosa più evidente: la "dissolution" e le elezioni anticipate.

La Francia è immersa in una delle crisi più aspre e laceranti della Quinta Repubblica i cui contenuti palesano qualcosa di molto più profondo di una tollerabile crisi politica. Macron nomina l'ottavo primo ministro, ne mancano tre per fare una squadra di calcio. È un Lecornu due che solo qualche sera fa aveva detto in televisione, in prima serata, davanti a sette milioni di francesi: "Il mio compito è terminato. Ci sarà un altro primo ministro". E la mattina Macron ne aveva accettato le dimissioni con tanto di comunicato ufficiale. L'accordicchio che si profila avviene sacrificando ogni timido tentativo di arginare la deriva dei conti pubblici. La complessa situazione economica in cui si trova la Francia è segnata dal debito pubblico al 115 per cento, circa 3.300 miliardi di debito, pari al 5,4 del Pil, un fardello di cinquantamila euro su ogni francese. Nelle scorse settimane c'è stato il declassamento di Ficht ora si attendono le altre agenzie di rating.

La cosa più grave è che fino ad ora non si è fatto nulla per arginare questa crescita del debito. I più timidi tentativi di fare in Francia quello che è stato fatto in altre nazioni dell'Unione Europea appaiono naufragati miseramente. Bayrou dichiarò che il fardello francese si appesantisce di 12 milioni di euro in più "ogni ora, ogni giorno e ogni notte". E aggiunse che si tratta di "una nave con un buco nella chiglia che imbarca acqua da mezzo secolo". Se ci sarà un accordo e si riuscirà a varare un governo l'agnello sacrificale saranno i conti pubblici. Due i punti chiave su cui ha lavorato il mancato benedettino Lecornu: deficit al 5 per cento e non più al 4,7 cui aveva lavorato Bayrou. Secondo, per strizzare l'occhio alla sinistra, la sospensione della contestatissima riforma delle pensioni che aveva elevato l'età in cui ci si ritira dal lavoro dai 62 ai 64 anni. In tutta Europa si va in pensione a 66/67 anni ai francesi non va bene andare neanche a 64 anni. In altre parole, i francesi dopo aver rotto i cabasisi (citazione del grande Camilleri) all'Europa mediterranea e segnatamente all'Italia sul rigore dei conti pubblici. I leader del Rassemblement Nationale, Marine Le Pen e quello della sinistra radicale, France Insoumise, Jean Luc Melenchon, non sono stati invitati all'Eliseo, questo nonostante il peso che hanno in Parlamento. Marine Le Pen ha pesantemente attaccato Macron definendo il vertice nel palazzo presidenziale come una riunione di venditori di tappeti. Critiche vengono anche da chi ha partecipato: "Abbiamo lasciato questo incontro sbalorditi, siamo usciti senza risposte", ha detto la leader degli Ecologisti Marine Tondelier. Difficile capire cosa accadrà ora, Lecornu si è preso ben 27 giorni per varare un governo che poi è durato 12 ore.

I socialisti non ci saranno se non si sospende la riforma delle pensioni, la destra moderata dei repubblican afferma che si sfila lei se ci sarà questa misura. Dunque, una situazione davvero complessa, ai francesi andrebbe consigliato il nostro Ennio Flaiano: la situazione è tragica ma non è seria.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica