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Crisi di nervi, guerra tra bande e veleni: il M5S è una polveriera

Il gruppo dei grillini sta per implodere: c'è l'ombra della manina di Di Maio per indebolire Conte. E adesso gli strappi fanno traballare il governo

Crisi di nervi, guerra tra bande e veleni: il M5S è una polveriera

Il caos che regna all'interno del Movimento 5 Stelle non è certamente una novità: a spaccare ulteriomente il gruppo è stato l'emendamento firmato da 50 grillini per lo stop al rinnovo dei vertici dei Servizi segreti. Ma, almeno per il momento, i dissidenti si sono piegati ai vertici. Anche perché la proponente Federica Dieni, che aveva promesso fiamme e fuoco, alla fine è rientrata nei ranghi e ha votato sì. Eppure si era detta "profondamente contrariata" dal voto di fiducia posto dal governo: "Voglio che resti agli atti". Per ora il pericolo è scampato, ma il M5S deve fare i conti con una serie di eletti che ha assicurato di tornare a battagliare, minando anche la stabilità dei giallorossi: "Siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo...".

Nel pomerigio di ieri dalla Camera è arrivato il via libera al decreto che proroga lo stato di emergenza fino al 15 ottobre prossimo. Come si apprende dai tabulati dell'aula di Montecitorio, sono stati ben 28 i pentastellati assenti al momento della votazione. Ma il gruppo parlamentare dei 5 Stelle Camera ha voluto subito mettere le mani avanti e precisare che erano solamente 7 gli assenti ingiustificati: "Fisiologico per un gruppo di quasi 200 deputati. Come spesso accade, si sparano cifre a caso senza effettuare le opportune verifiche". Tutto finito? Macché. I gialli sono sull'orlo di una crisi di nervi.

I 5 Stelle rischiano di implodere

Con il passare delle ore si fa sempre più viva un'ipotesi tra gli ambienti grillini: c'è chi sostiene che la sottoscrizione dell'emendamento per sopprimere l'articolo sia una mossa per indebolire il premier Giuseppe Conte, che ha mantenuto la delega ai Servizi. E dietro l'agguato del M5S alla Camera ci sarebbe la manina di Luigi Di Maio. Ma lo stesso ministro degli Esteri, come riporta l'Huffington Post, avrebbe subito chiamato il presidente del Consiglio per chiarire e smentire le voci circolate. "Hanno visto tutti che le firme erano di deputati delle più disparate Commissioni. C'era una regia dall’alto. Di Di Maio? E di chi se no?", tuona un deputato. Tuttavia Cosimo Adelizzi si affretta a sostenere il contrario: "Luigi non c’entra nulla, nessuno lo ha sentito su questa vicenda".

Ora è spuntata anche un'altra ipotesi: a detta di molti, i sottosegretari Angelo Tofalo e Carlo Sibilia sarebbero stati tra i più attivi nel raccogliere le firme che la Dieni aveva presentato. "Era il primo giorno di rientro vero al lavoro, c’è stata una gestione superficiale", ammette Adelizzi. Il sospetto di un deputato è chiaro: "Secondo me volevano agevolare a qualcuno nei Servizi che sarebbe rimasto fuori in caso di proroga". Dalle riunioni si alza un coro: "Pensate se l’avesse fatto Berlusconi o Renzi. Avremmo avuto Di Battista accampato in una tenda a piazza Montecitorio".

Il M5S viene ancora dilaniato da una guerra tra bande, piccoli gruppi organizzati e veleni che continuano a scorrere.

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