"Quel culto millenario che è solo cristiano"

Lo storico: «Islam ed ebraismo le ignorano. Sono un tramite tra il fedele e Dio»

"Quel culto millenario che è solo cristiano"

Franco Cardini è uno dei nostri massimi storici del Medioevo, l'epoca d'oro del culto e del mercato delle reliquie.

Professore, quando inizia il culto delle reliquie?

«Ebraismo e Islam, con l'unica eccezione dei peli della barba del Profeta per i musulmani, non hanno mai portato a livello di venerazione oggetti o resti umani. È il Cristianesimo che introduce nella religione questa novità: recupera il culto dei morti e dei sepolcri presente nel mondo antico e, attraverso la Resurrezione, lo trasforma in divinizzazione del corpo di Cristo e di Maria, e poi nel culto dei santi e delle reliquie. E la cosa accade prestissimo: già nel primo secolo si venerano parti di martiri, il cui corpo è in rapporto col Cristo, giunti addirittura fino a noi, anche se ovviamente nessuno ci assicura siano vere...».

Le reliquie più importanti della Cristianità?

«La reliquia per eccellenza non è umana: è la Vera Croce, il legno su cui fu crocifisso Gesù di Nazareth, ritrovata da Sant'Elena e venerata fin dal IV secolo. Un'altra reliquia straordinaria è il Mandylion, in origine conservato a Edessa, un telo venerato dalle comunità cristiane orientali a partire dal X secolo, su cui era raffigurato il volto di Gesù... È il Volto Santo, legato alla leggenda del Baffometto e che qualcuno collega alla Sacra Sindone... Ma sono tutti oggetti».

E le reliquie umane?

«Le più ricercate sono quelle legate a Cristo e a Maria, come il Santo prepuzio di Gesù. Presunto, ovviamente. Poi sopratutto le teste e le braccia, o l'avambraccio, di grandi santi: Pietro, Paolo, Giovanni, Andrea».

L'epoca d'oro del traffico di reliquie?

«Attorno al X secolo, quando i vescovi tedeschi per fondare le loro chiese scendevano in Italia a razziare qualsiasi cosa potesse diventare oggetto di culto per i fedeli. Poi arrivò Guiberto di Nogent, teologo e abate benedettino, che nel XII secolo con il De pignoribus si scagliò contro la circolazione di false reliquie. Un'opera ripresa poi da Calvino, Voltaire e altri pensatori che la utilizzarono per ridicolizzare la religione cattolica».

Oggi che importanza hanno le reliquie?

«Per il popolo dei fedeli ancora molta. Per la Chiesa, che conserva il culto delle reliquie a livello di memoria di una testimonianza, molto meno rispetto ai secoli scorsi. Le gerarchie ecclesiastiche sono più guardinghe nel concedere reperti per analisi scientifiche e meno entusiaste nel promuovere culti e processioni. Li ammettono, ma non li incoraggiano».

Come nel caso del miracolo di san Gennaro a Napoli...

«Come nel caso del prodigio - non del miracolo, che è altra cosa - di san Gennaro. Una manifestazione che la chiesa locale difende, e alla quale Roma guarda con distacco».

Cos'è la reliquia?

«Un tramite materiale tra il

fedele e Dio. Qualcosa attraverso cui poter chiedere grazie e miracoli. E qui, come si può immaginare, è facile scivolare dal piano strettamente religioso e spirituale a quello superstizioso se non addirittura magico...».

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