Il pilota di aerei americano Travor Jacob, nel novembre del 2021, ha fatto schiantare di proposito uno dei suoi aerei super leggeri soltanto per poterlo filmare fino all'ultimo e caricare poi il video su YouTube. «I crashed my plane», ho fatto schiantare il mio aereo, il titolo della clip che ha ottenuto oltre tre milioni di visualizzazioni. Ha fatto il botto, come si dice in genere, ha spaccato, come dicono i ragazzi. Chissà che orgoglio diventare «famoso» per quel video così estremo che non tutti possono replicare. Non una grande idea però. Perché il clamore del filmato ha portato un tribunale federale ad aprire un'indagine e adesso il pilota-youtuber rischia vent'anni di galera.
Così fan tutti. Anche in Italia. Anche grazie a partnership con aziende, in rete girano i video più disparati, da quelli estremi all'autolesionismo, passando per le cosiddette challenge, le sfide. Dalle più innocue, tipo mangiare cose bizzarre, a quelle effettivamente più pericolose che più che col coraggio hanno a che vedere con l'idiozia. Tipo i selfie sui binari dei treni, a velocità assurde in auto o in moto, oppure ingerendo cibi in quantità esagerata. C'è del marketing aziendale dietro, che porta molte di queste star del Web, YouTube, Instagram e TikTok a diventare anche ricche.
Anche i «Borderline» hanno iniziato così. Matteo Di Pietro (che sarebbe stato al volante al momento dell'incidente), Vito Loiacono Giulia Giannandrea, Marco Ciaffaroni, Leonardo Golinelli (che l'altro giorno non era a Roma), i cinque ragazzi protagonisti della vicenda di Casal Palocco, a che titolo e in che misura lo stabilirà l'inchiesta. «Non siamo ricchi ma ci piace spendere per farvi divertire a voi! Più supporto ci date più contenuti costosi e divertenti posteremo, tra sfide, challenge e scherzi di ogni tipo», si legge sulla loro pagina dove si trovano anche alcuni spot pubblicitari, uno dei quali proprio per l'autosalone dove hanno noleggiato la Lamborghini dell'incidente. Per loro stessa ammissione, la onte di ispirazione è tale «MrBeast», che negli Stati Uniti ha costruito un impero economico grazie ai video pubblicati online. Su YouTube hanno più di 600mila iscritti. 88,4 mila iscritti su Instagram, 300mila followers su TikTok con 2,9 milioni di mi piace raccolti. In particolare da altri giovanissimi che li seguono e li ammirano per quelle imprese un po' scapestrate.
Tutto comincia un paio di anni fa, con video divertenti e ironici e per nulla pericolosi, tipo un ragazzo che entra al Colosseo vestito da sub, o filmare le 24 trascorse all'interno di una casa abbandonata o pubblicando innocue challenge alimentari. Da lì, il seguito si amplia, le visualizzazioni aumentano e sulla scia di protagonisti della rete americani e anche italiani, il gruppo diventa di fatto una piccola azienda. Iniziano le challenge più estreme, come quella di vivere 50 ore all'interno di una 500 prima e di una Tesla poi. Oppure resistere il più possibile stando dentro al ghiaccio o su una zattera al mare. Per poi arrivare alla non meglio precisata sfida sulla Lamborghini, finita poi in tragedia. Ironici prima, sprezzanti poi, come quando Loiacono, nel video postato prima del tragico incidente, si atteggia a bordo della stessa super car gridando a una persona su una Smart: «A bello, la macchina tua costa 300 euro usata al Conad, la mia costa un miliardo, vale quanto Amazon». Stile gangster made in USA, quello che fa tanto figo. O meglio, faceva. Perchè c'era (e c'è) una soglia di rischio che non andava superata. «Il trauma che sto provando è indescrivibile.
Ci tengo solo a dire che io non mi sono mai messo al volante e che sto vicinissimo alla famiglia della vittima», ha scritto lo stesso Loiacono su Instagram. Ecco. Pentirsi dopo è doveroso, pensarci prima sarebbe stato più intelligente. Di fronte al rischio della vita non c'è click, views o like che tenga.
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