
Tra diplomazia e minacce di nuove misure commerciali, il confronto tra Unione Europea e Stati Uniti si muove su un doppio binario. Lo ha spiegato chiaramente la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: da una parte le trattative, dall'altra la fermezza nell'esibire le possibili contromisure. Dietro le quinte si lavora a pacchetti di misure che si alternano tra quelli congelati, quelli pronti e altri in preparazione. Si delinea un intricato labirinto di sanzioni e ritorsioni. E non mancano gli strumenti più pesanti: dal bazooka contro le Big Tech americane alla cosiddetta bomba atomica chiesta dal presidente francese Emmanuel Macron, ossia il meccanismo anti-coercizione.
CONTRODAZI DA 21 MILIARDI
La miccia è stata accesa lo scorso 12 marzo, quando gli Stati Uniti hanno reintrodotto dazi del 25% su acciaio e alluminio europeo. Bruxelles ha reagito con un pacchetto in tre fasi, del valore complessivo di quasi 21 miliardi di euro, mirato a colpire settori sensibili per Washington. La prima tranche, da 3,9 miliardi, colpisce prodotti iconici come motociclette Harley-Davidson, jeans Levi's, burro d'arachidi, tabacco e articoli per la cura della persona. A questi si aggiungono dazi su acciaio, elettrodomestici e tecnologia leggera. Le successive due fasi, da 13,5 e 3,5 miliardi, colpiscono carni e pollame del Midwest, legname del Sud, cereali, fast-food, moda, cosmetici e perfino la soia della Louisiana. Il pacchetto è congelato fino a oggi.
MISURE CONTRO I DAZI UNIVERSALI
Un secondo pacchetto Ue da 72 miliardi di euro risponde ai dazi universali del 10% annunciati da Washington tra il 5 e il 9 aprile. Inizialmente stimato in 95 miliardi, è stato poi ridimensionato. Le contromisure colpiscono beni industriali e prodotti agroalimentari di alta gamma: dal bourbon del Kentucky alle aragoste del Maine, passando per agrumi, cosmetici e articoli di moda. La lista è in fase avanzata di approvazione da parte degli Stati membri.
IL BAZOOKA SULLE BIG TECH
Tra le armi che Bruxelles tiene pronte c'è il possibile colpo ai servizi digitali, dove le Big Tech americane dominano. In discussione ci sono accise digitali su pubblicità e intermediazione, o una tassa europea sui servizi digitali, già adottata in diversi Stati membri. Ma le piattaforme Usa temono soprattutto che l'Unione europea applichi con rigore le nuove regole del Digital Services Act e del Digital Markets Act. Le norme prevedono obblighi su trasparenza, concorrenza e moderazione dei contenuti, con multe fino al 10% del fatturato globale annuo o l'esclusione dal mercato europeo.
IL MECCANISMO ANTI-COERCIZIONE
Infine, il cosiddetto Meccanismo anti-coercizione (Aci), definito da Macron come la bomba atomica europea, consente all'Unione europea di rispondere a pressioni economiche esterne con misure rapide e proporzionate: dazi, restrizioni su investimenti e servizi, esclusione da appalti pubblici, fino alla revoca di diritti di
proprietà intellettuale. Nato in risposta alle ritorsioni cinesi contro la Lituania per i suoi rapporti con Taiwan, il meccanismo anti-coercizione è operativo dal 2023 e punta a difendere l'autonomia strategica dell'Unione.