
Una folla di persone è tornata nella chiesa di Sant'Elia a Damasco, insieme al Patriarca Yohanna, per pregare per le vittime, salite a 22, dell'attentato di domenica. Già sono definiti "martiri" i fedeli che hanno trovato la morte durante la preghiera domenicale. Il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, al quale appartiene la chiesa colpita in Siria, condanna fermamente "questo atto atroce, questo efferato crimine" e invita "le autorità competenti ad assumersi la piena responsabilità della sacralità dei templi e della protezione dei cittadini". Tante le condanne che arrivano dalle altre chiese cristiane ma anche dalle autorità civili.
Ma è un dato di fatto che la minoranza dei cristiani che vive in Medio Oriente, non solo in Siria, da è ritornata a vivere l'incubo degli attentati dei fondamentalisti. Una conseguenza indiretta delle tensioni che si vivono in tutta la regione. Il cardinale di Teheran, Dominique Joseph Mathieu, lo dice chiaramente: la "surreale" escalation di "attacchi e contrattacchi" fa "temere il peggio". Mathieu critica il fatto che tutto sia diventato "giustificabile, come ottenere la pace con la guerra".
Racconta di una "quotidianità stravolta" in Iran non solo per i pochi cristiani presenti ma per tutta la popolazione. Dalla Terra Santa arriva la condanna dall'assemblea degli Ordinari Cattolici: "Condanniamo fermamente questo atto barbaro e respingiamo le ideologie che cercano di giustificare la violenza in nome della religione".