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Il day after del sindacato tra smentite e querele. Albamonte contrattacca: "Mi ha diffamato"

Il pm di sinistra smentisce gli incontri con la Ferranti (Pd) per Ermini

Il day after del sindacato tra smentite e querele. Albamonte contrattacca: "Mi ha diffamato"

Chi lo accusa di essere un bugiardo: «Palamara mente», dice l'Associazione nazionale magistrati, da cui è stato appena espulso. C'è chi annuncia querele nei suoi confronti, come il pm romano Eugenio Albamonte, segretario della corrente progressista «Area». Chi lo invita a non fermarsi: «Dai, Palamara, non avere paura, vuota il sacco», scrive l'ex deputato napoletano Amedeo Laboccetta. E chi, come Antonio Saccone di Forza Italia, chieda che adesso il Parlamento apra una commissione che riformi il Consiglio superiore della magistratura.

Lo sfogo torrenziale di Luca Palamara dopo la decisione dell'Anm di strappargli la tessera dopo un processo-lampo e senza nemmeno dargli la possibilità di discolparsi, fa irruzione ieri sulla scena di una giustizia che vive ormai da settimane una crisi di immagine e di identità di cui non si vede l'uscita. Poco conta che Palamara non abbia rivelato nulla di nuovo, né nella memoria che non ha potuto leggere davanti all'Anm, né nelle interviste a botta calda. La sua uscita mediatica ha gettato nuova benzina sul fuoco innescato dall'indagine di Perugia sul «sistema Palamara» e sulla cricca politico-giudiziaria che gestiva le nomine cruciali di procure e tribunali.

Nella sua querela Albamonte sosterrà che Palamara lo ha «diffamato parlando di fatti mai avvenuti»: non tanto delle modalità dei suoi avanzamenti di carriera (sui quali Palamara ha lanciato frecciate criptiche), quanto degli incontri sottobanco che Albamonte avrebbe avuto con la deputata del Pd Donatella Ferranti per concordare la nomina di David Ermini a vicepresidente del Csm. Incontri che proverebbero (per l'ennesima volta) l'esistenza di un canale diretto di comunicazione tra toghe di sinistra e l'ex Pci, ma che secondo Albamonte non ci sono mai stati.

Su questo dettaglio, ma in generale sul vespaio sollevato da Palamara, brilla il silenzio del Partito democratico: neanche una riga, neanche di un esponente minore. Mentre il centrodestra si scatena. «Alla luce delle sue gravissime dichiarazioni di quest'oggi alla stampa - afferma Giorgia Meloni di FdI - in cui è sempre più chiara la logica delle spartizioni tra correnti all'interno di certa magistratura, Fratelli d'Italia continua a chiedere le dimissioni immediate di tutti i magistrati coinvolti nello scandalo e un sorteggio per le nomine in seno al Csm». E Giorgio Mulè di Forza Italia: «Uno spettacolo indegno, che certifica come da tempo la giustizia in Italia ha smarrito la sua anima» Mentre Fabrizio Cicchitto di «Riformismo e Libertà» sostiene che il marcio nella magistratura è trasversale tanto quanto lo erano le tangenti nella Prima Repubblica, che coinvolgevano tutti i partiti: «Altrettanto vale - sostiene Cicchitto - per ciò che riguarda il sistema lottizzatorio delle cariche della magistratura da sempre contrattate fra le correnti e i responsabili giustizia dei partiti.

Poi, in casi come questi, talora al danno si aggiunge la beffa, perché probabilmente una larga parte del plotone di esecuzione che ha fucilato Palamara ha contrattato con lui le sue stesse cariche e anche la sua stessa presenza nel plotone».

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