"Difendete le vostre idee come Ramelli"

Il videomessaggio di Meloni ricorda il giovane massacrato 50 anni fa a Milano

"Difendete le vostre idee come Ramelli"
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«Ancora oggi, a 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli, c'è una minoranza rumorosa che crede che l'odio, la sopraffazione, la violenza siano strumenti legittimi attraverso cui affermare le proprie idee. Ai ragazzi che vogliono dedicare la propria vita a ciò in cui credono voglio dire: non fatevi ingannare da falsi profeti e cattivi maestri, difendete le vostre idee con forza ma fatelo sempre soprattutto con amore, come faceva Sergio». La premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare l'ex militante diciottenne del Fronte della Gioventù, aggredito a colpi di chiave inglese sotto casa il 13 marzo 1975 da militanti di Avanguardia Operaia. Morì dopo 47 giorni di agonia, il 29 aprile. Nel messaggio video trasmesso ieri all'evento «Le idee hanno bisogno di coraggio» promosso da Fratelli d'Italia e circolo culturale «Il Tricolore» a Milano ricorda che «siamo reduci da giorni intensi in cui la scomparsa del Santo Padre ci ha portati a riflettere su temi profondi come misericordia, pietas, perdono. Ed è terribilmente difficile accostare questi valori alla vicenda di Ramelli». Una morte «tanto brutale quanto assurda e forse proprio per questo diventata un simbolo per militanti di destra di tutt'Italia». Essere liberi in quei tempi «comportava una forte dose di coraggio e persino incoscienza. Sergio amava l'Italia più di ogni altra cosa e aveva deciso di dirlo al mondo, senza odio, senza intolleranza». Meloni ricorda invece che «persino celebrarne il funerale fu un'impresa». La sua storia l'ha raccontata «chi ha ricercato incessantemente verità e giustizia» o «mamma Anita».

Oggi, dichiara Meloni, dopo quasi 50 anni, «quella memoria che per troppo tempo è stata soltanto di una parte inizia a essere più condivisa, nel tentativo di ricucire una ferita profonda nella coscienza nazionale che deve accomunare in uno sforzo di pacificazione e verità tutte le vittime innocenti dell'odio e della violenza politica». Il governo ha dedicato un francobollo alla memoria di Ramelli. «Molto più di un gesto simbolico - sottolinea -, significa affermare che la sua vita e la sua morte sono un pezzo della storia d'Italia con cui tutti dobbiamo imparare a fare i conti, a destra e a sinistra. Significa ricordare che la libertà non è mai scontata. Dobbiamo raccontare ai nostri figli che c'è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva essere costretti a cambiare scuola, si poteva essere aggrediti, persino perdere essere uccisi da carnefici che neanche ti conoscevano, in una spirale di odio cieco e violenza che si è trascinata per troppi anni». Va raccontato, avverte, «non solo per onorare chi ha pagato il prezzo più alto ma per imparare a riconoscere subito i germi di quell'odio e violenza e neutralizzarli subito, impedire loro di generare nuove stagioni di dolore. Perchè accada mai più».

Il presidente del Senato Ignazio La Russa, ieri a Sesto San Giovanni - l'ex «Stalingrado d'Italia» alle porte di Milano - per l'intitolazione di uno slargo a Ramelli e all'ex consigliere Msi Enrico Pedenovi ucciso da Prima Linea, ha richiamato a una «memoria condivisa. Ricordiamo loro e i caduti di segno opposto, come Fausto e Iaio, fari per il futuro, senza odio». Il Pd? É sceso in piazza per «riaffermare le radici antifasciste».

Oggi la cerimonia ai «Giardini Ramelli» di Milano a cui partecipa anche il sindaco Sala, in serata il corteo-fiaccolata dell'estrema destra. «Sbagliano a commemorarlo con i saluti romani e non aiutano a pacificare» afferma il ministro Daniela Santanchè.

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