Diritti, la consegna del silenzio dentro FdI. Il timore di dare "sponde" all'opposizione

Nel 2022 un emendamento "aperturista" sullo ius scholae

Diritti, la consegna del silenzio dentro FdI. Il timore di dare "sponde" all'opposizione
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Quello che fino a 48 ore fa poteva essere solo un timore, per Giorgia Meloni sta ora diventando un'eventualità concreta. Perché nonostante i tentativi di non aprire scontri frontali all'interno della maggioranza, era evidente che un tema come lo ius scholae sarebbe stato altamente infiammabile visto le posizioni lontane anni luce di Forza Italia e Lega. La premier aveva invitato Antonio Tajani e Matteo Salvini a far valere le loro ragioni evitando però collisioni frontali e - seppure con sfumature diverse - così era stato fino a ieri. Quando la Lega ha pubblicato sui suoi profili social un video di Silvio Berlusconi in cui si diceva contrario sia allo ius soli che allo ius scholae. Eloquente il testo del post: «Ascoltate le parole - inequivocabili - del grande Silvio. ius soli e ius scholae? No, grazie». Un messaggio che sembra indirizzato a Tajani più che ai follower del Carroccio. Il vicepremier, ovviamente, non gradisce affatto che Salvini gli abbia «lanciato» contro Berlusconi, peraltro nel giorno in cui è ospite del Meeting di Rimini. E risponde a tono. «Conosco il suo pensiero e non credo che Berlusconi debba essere utilizzato per fare polemiche politiche», dice spiegando che il Cavaliere si riferiva alla cittadinanza attribuita con un corso di studio di cinque anni, mentre la proposta che Forza Italia presenterà a settembre si riferisce a un corso di studio completo, cioè frequentare la scuola dell'obbligo fino a 16 anni.

Insomma, tensione crescente. Con l'assordante silenzio di Fratelli d'Italia che ha scelto volutamente di non alimentare il dibattito, puntando al fatto che a settembre le priorità saranno altre e - come sa bene anche Forza Italia - prima di gennaio o febbraio del 2025 in Parlamento non ci saranno slot liberi per affrontare davvero la questione. Ieri, l'unico a intervenire sulla vicenda è stato infatti il capogruppo di FdI, Tommaso Foti, e non per scelta ma perché ospite di Agorà. E si è limitato a dire che lo ius scholae «non è nel programma di governo, né nei singoli programmi dei partiti» della maggioranza. Insomma, «è legittimo discutere» ma «è legittimo anche il dubbio che questo sia un argomento speculare dell'opposizione per creare confusione nella maggioranza».

E questa è certamente una delle principali preoccupazioni di Meloni, soprattutto alla vigilia di una manovra che avrà risorse limitatissime e all'imminente confronto su dossier delicati come balneari, Mes e nomine Rai. È evidente che se l'antipasto agostano è lo scontro frontale tra Lega e Forza Italia con Berlusconi tirato per la giacchetta, le premesse non sono proprio delle migliori. Ma la prudenza di Fdi e il fatto che a parte rare eccezioni (ieri è intervenuto il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli) nessun deputato o senatore di via della Scrofa si pronunci sul merito dello ius scholae è dovuta anche ad altro. Sul punto, infatti, nel 2022 Fdi si dimostrò aperturista. A marzo di quell'anno il M5s presentò una proposta di legge in materia e Fratelli d'Italia non alzò barricate. Anzi, presentò un emendamento chiedendo che la concessione della cittadinanza fosse subordinata al completamento della scuola dell'obbligo e cioè di due cicli scolastici.

Politicamente, però, due anni sono un'era

geologica. Oggi Fratelli d'Italia non è più all'opposizione, ma alla guida di un governo di centro-destra. E - con Salvini che da mesi sta spostando la Lega sempre più a destra - la questione rischia di essere alquanto insidiosa.

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