Più che "di destra", quello pronunciato da Giorgia Meloni per la fiducia alla Camera è stato un discorso di buon senso. Persino "prudente", secondo Massimo Cacciari. La neopremier "ha messo in fila la lista delle cose che ogni governo precedente avrebbe dovuto fare, che qualche volta ha promesso di fare, e che nessuno è mai riuscito a realizzare", ha infatti osservato il filosofo ed ex sindaco di Venezia, di fatto smentendo le indignazioni strumentali delle opposizioni, che invece avevano subito parlato di intervento di "di destra" e "identitario".
"Un discorso che voleva rassicurare"
"Mi è sembrato un discorso che voleva rassicurare tutti, in Italia come in Europa. Posto che anche Meloni ha capito di avere la strada in parte segnata e che con il nostro livello di debito non possiamo certo metterci a fare scelte opposte a quelle che ci suggerisce l'Europa", ha dichiarato il professore in un'intervista a La Stampa, spiegando di non aver colto alcuna forzatura ideologica di destra nelle parole udite alla Camera. "Non si è trattato di proposte di destra in senso ideologico. Non lo è il semipresidenzialismo, che è una proposta di riforma su cui si discute da tempo nei due schieramenti tradizionali. Non lo è il nucleare. Io stesso sono stato favorevolissimo al nucleare. Oggi la considererei una scelta folle per i costi che comporta. Ma non per una questione ideologica. Altrettanto si può dire della questione del Ponte", ha commentato Cacciari, che di certo non si può annoverare tra i sostenitori della neopremier.
Il rapporto da tenere con l'Europa
Quella osservata e descritta dal filosofo è stata piuttosto una presidente del consiglio coi piedi ben piantati a terra, consapevole. "Lei stessa ha premesso che non potrà fare miracoli. Anche perché è chiamata ad affrontare in una situazione di emergenza problemi che non sono stati risolti in trent' anni dai governi precedenti. Per farlo avrà invece bisogno di evitare il più possibili conflitti nella società e con l'Europa", ha osservato l'ex sindaco di Venezia, sostenendo che ancora una volta "con Bruxelles sarà necessario trovare un'intesa. E anche con gli altri partner europei". Poi l'ulteriore chiosa: "Non aiutano all'estero atteggiamenti che hanno fatto indignare anche me, come quelli dei vertici dello stato francese che annunciano di voler vigilare sulla democrazia italiana. Sull'Italia vigilano gli italiani".
Precisando che "in democrazia è di gran lunga preferibile un governo politico", il filosofo si è di seguito lanciato in previsioni sulla possibile durata dell'esecutivo (argomento rispetto al quale le opposizioni stanno già gufando). "Cinque anni la vedo difficile. Ma nemmeno sei mesi. A meno che non commettano l'errore di inseguire ricette populiste in economia che ci fanno sballare i conti e ci mettono ai margini in Europa", ha detto Cacciari, che nella sua disamina non ha risparmiato (nemmeno stavolta) bacchettate alla sinistra.
Le critiche alla sinistra
"Io credo che per un anno l'opposizione di centrosinistra non farà nulla. Andrà avanti in ordine sparso, ognuno marcando il suo orticello in attesa di capire come si conclude la crisi del Pd", ha dedotto il professore, che già in campagna elettorale aveva stroncato il Pd e le sue strategie politiche.
"Tra i tanti problemucci che ha il principale partito della sinistra, il Pd, c'è anche quello di non essere riuscito a indicare una donna nella composizione del governo Draghi. Ci fu una rivolta. Era il febbraio dello scorso anno. È un fatto che anche su questo punto il centrosinistra è rimasto fermo al palo", ha sentenziato il prof.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.