
È bastato il bossolo di un proiettile (e il voto alle Regionali) per risvegliare la sonnacchiosa antimafia della Campania e riportarla, purtroppo solo idealmente, nell'ex periferia degradata di Caivano. Al povero don Maurizio Patriciello (foto) non sarà parso vero di ricevere così tanto affetto e tanta solidarietà dai politici locali del centrosinistra dopo la storiaccia del bossolo che gli ha consegnato brevi manu Vittorio de Luca, il suocero di un boss del clan Ciccarelli cacciato dall'ex piazza di spaccio più grande d'Europa dopo il repulisti voluto dal governo di Giorgia Meloni. Al di là del cascame giudiziario, con il 75enne postino con problemi psichiatrici (un anno fa era già stato fermato in chiesa con un coltello) che una volta arrestato per "atti persecutori aggravati dal metodo mafioso" ai carabinieri avrebbe detto in modo sibillino "non posso dirti chi mi manda o m'ammazzano", la verità è che il "metodo Caivano", che il governo ha intenzione di esportare in altre sette periferie degradate, funziona. Funziona così bene che la camorra ha dovuto sparare per non sparire, colmare il vuoto lasciato dai mafiosi al 41bis e far riecheggiare quel ta-ta-ta-ta che credevamo confinato alla fortunata serie tv Gomorra di cui è in cantiere un prequel, non bastassero i danni che questi boss idolatrati hanno già prodotto. E sì, perché la colpa di don Patricello è di aver criticato Roberto Saviano e i suoi scritti, di aver chiesto aiuto alla Meloni, di essere stato più volte a fianco della coraggiosa presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, tra i pochissimi politici che mai hanno fatto mancare il loro sostegno morale e materiale al prete che ha denunciato la Terra dei fuochi e che da tre anni è sotto scorta. C'è voluto il blitz del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a sdoganare il "metodo Caivano" e rendere quel repulisti un merito dello Stato di cui vantarsi, una medaglia da appuntarsi al petto.
Il Parco Verde di Caivano era stata trasformata dalla speculazione edilizia post-sisma in Irpina in un fortino dove si consumavano violenze e pedofilia, oggi persino il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri ammette che don Patriciello "ha acceso una luce" e che il governo ha fatto "cose vere e concrete, non c'erano vigili urbani, educatori e psicologi e ora ci sono". Mancano solo i sedicenti guru antimafia. Hai detto cotiche, direbbe Totò.