Governo

Il doppio binario Ue della Meloni: rassicura sui balneari, attacca sugli sbarchi

Sono giorni di prime per Giorgia Meloni. La settimana scorsa quella a Kiev, per far visita a Volodymiyr Zelensky come aveva promesso dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi. Ieri da Bruno Vespa per l'inaugurazione di "Cinque minuti"

Il doppio binario Ue della Meloni: rassicura sui balneari, attacca sugli sbarchi

Sono giorni di prime per Giorgia Meloni. La settimana scorsa quella a Kiev, per far visita a Volodymiyr Zelensky come aveva promesso dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi. Ieri da Bruno Vespa per l'inaugurazione di «Cinque minuti», la nuova striscia quotidiana di approfondimento di Rai1 che segue il tg delle 20. Dopodomani a New Delhi, invitata personalmente dal premier indiano Narendra Modi per inaugurare la conferenza sulla geopolitica «Raisina dialogue», una sorta di summit sulla sicurezza analogo a quello che si è recentemente tenuto a Monaco di Baviera, ma focalizzato sullo scenario dell'Indo-Pacifico. Un appuntamento, insomma, che magari non ha grande impatto mediatico, ma che ha un notevole peso dal punto di vista geopolitico (lo scorso anno, per dire, partecipò Ursula von der Leyen). Non è un caso che, una decina di giorni fa, il vertice in questione sia stato preceduto da una partecipazione del governo italiano a «Aero India», il salone biennale ospitato a Bangalore in cui le massime aziende del settore militare mostrano i propri prodotti (il ministro della Difesa Guido Crosetto ha mandato a fare le sue veci il sottosegretario Matteo Perego di Cremnago). Un incontro nel quale Leonardo, Fincantieri e altre aziende italiane hanno rilanciato nuove partnership tra Italia e India nel settore della sorveglianza marittima e dei cieli. Senza considerare che la visita di Meloni in quella che oggi è la quinta economia del mondo (ma che si accinge a diventare la terza e con il suo miliardo e mezzo di abitanti può cambiare gli equilibri geopolitici globali) è destinata a chiamare fuori l'Italia dal grande piano cinese sulla nuova via della seta (memorandum che può essere persino revocato entro la fine del 2023). Con buona pace della politica estera che ha caratterizzato i governi di Giuseppe Conte e cercando di non aprire contenziosi con Pechino (dove Meloni potrebbe andare in visita già a maggio).

Davanti alla premier, insomma, il consueto doppio binario tra politica estera e fronte interno. Con la vicenda delle proroghe delle concessioni ai balneari a metà del guado. Dopo le riserve del Quirinale, infatti, ieri è arrivato l'altolà di Bruxelles, con la Commissione Ue che ha fatto sapere di essere pronta a «valutare una risposta adeguata» davanti a «uno sviluppo abbastanza inquietante» che segna un passo indietro rispetto agli impegni assunti dal governo guidato da Mario Draghi. Palazzo Chigi, come aveva fatto con le riserve di Sergio Mattarella, sceglie la linea della prudenza e si limita a far sapere che l'esecutivo interverrà nelle prossime settimane».

Da Vespa, invece, Meloni ribadisce il sostegno all'Ucraina («inviamo armi per allontanare la guerra»), chiede all'Europa di «agire in fretta» sulla questione migranti ( «ho inviato una lettera per dare concretezza agli impegni» perché «più gente parte più rischia di morire e la tragedia di Crotone non può lasciare indifferenti») e dice di aver chiamato Elly Schlein per complimentarsi («da lei mi aspetto opposizione durissima, l'ho chiamata per complimentarmi, sono pronta al confronto»).

Domani sera la partenza per l'India per partecipare al «Raisina dialogue». Per cementare, spiega il sottosegretario alla Difesa Perego, un rapporto a cui «dobbiamo guardare con estremo interesse» per la dimensione che New Delhi «occupa nelle attuali e future dinamiche globali» visto che «l'India diventerà presto la prima potenza demografica globale e la terza economia del mondo». Poi, venerdì e sabato, Meloni sarà anche ad Abu Dhabi per ricucire i rapporti con gli Emirati Arabi dopo gli inciampi diplomatici di Conte e dell'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Una crisi di cui ha certamente memoria l'allora ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, visto che nel giugno 2021 il Boeing 767 dell'aeronautica militare che faceva parte della sua delegazione fu bloccato per ore all'aeroporto di Dammam, in Arabia Saudita, solo perché gli Emirati non davano il via libera al sorvolo dei loro cieli.

Commenti