Milano Ha fatto propria la precisione dolorosa di chi si è trovato, suo malgrado, ad affrontare una situazione che gli ha cambiato completamente la vita. E non certo in meglio.
«Sono trascorsi esattamente un anno e 148 giorni» ricorda Francesco Sicignano, il 66enne pensionato di Vaprio che il 20 ottobre dell'anno scorso sparò e uccise un giovane ladro albanese entrato in casa sua per derubarlo. Più o meno una fotocopia di quanto è accaduto l'altra notte in un bar-tabaccheria di Lodi.
Lei non è più lo stesso da allora, vero Sicignano?
«Basti pensare che ogni notte io e mia moglie ci svegliamo per fare un giro in casa, guardare che in giardino non ci sia nessuno. E poiché non mi hanno ancora restituito le armi che detenevo, ho un forcone accanto al letto».
Da allora ha fatto tante cose: appartiene al movimento cittadino «Terra Nostra» fondato da Giorgia Meloni (FdI), è opinionista in molti programmi, è tra i fondatori dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime e porta la sua esperienza a molta gente. Ma in concreto cos'è veramente cambiato da quel 20 ottobre 2016?
«Nulla. Il governo è sordo alle richieste di chi subisce la violazione della proprietà privata. Ci vorrebbero pene eclatanti, ma i politici sono molto strafottenti in questo strano Paese ,dove ognuno fa quel che desidera quando lo desidera e poi a pagare sono gli altri. Basti pensare che c'è un garante per i carcerati mentre le vittime di atti violenti - violazione della proprietà privata ma anache stupri - sono abbandonate a loro stesse».
Cosa la infastidisce maggiormente?
«Non ci sono pene eclatanti, unico vero deterrente a tutti questi reati. Mi va bene che un detenuto costi giornalmente alla comunità tra i 160 e i 200 euro, che abbia lo psicologo e che in un carcere come Bollate sia stato costruito un carcere con un capannone di 4mila metri quadrati per la rieducazione, ma le pene vanno scontate dall'inizio alla fine. E devono essere severe. Un ragazzo a cui Kabobo (il ghanese che nel maggio 2013 uccise a colpi di piccone tre persone a Milano) ha ammazzato il padre non può e non deve sopportare che l'assassino sia condannato a 20 anni di carcere. L'anno carcerario è composto da 9 mesi, la pena viene scontata del 30 per cento con la buona condotta e trascorsi la metà degli anni di condanna il detenuto gode di tutta una serie di privilegi...Non è che uccidi tre e paghi per uno!».
E cosa occorre fare nell'immediato, qual'è il provvedimento più urgente di cui l'Italia ha bisogno?
«Oltre a un garante per le vittime, va riformato il codice penale.
Basti pensare che un sindaco del Kentucky, imponendo a tutti i cittadini la detenzione in casa di un'arma, ha ottenuto in un anno la diminuzione dei reati dall'80 al 70 per cento. Per noi, però, questa è pura fantascienza..».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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