Il vertice straordinario dei leader Ue a Praga si è concluso con un altro nulla di fatto in ambito energetico. Un copione uguale ormai da mesi che, secondo alcune fonti europee, avrebbe portato Mario Draghi a rivolgere una «critica molto netta e strutturata» a Ursula Von der Leyen sul ruolo della Commissione europea. Il premier italiano avrebbe in particolare «criticato esplicitamente» von der Leyen «per essere stata reticente per sette mesi sulla definizione di una proposta per fronteggiare il caro energia». Fonti di Palazzo Chigi hanno però poi precisato che il premier ha svolto davanti al consiglio Ue un intervento molto articolato, ricordando come già sette mesi fa l'Italia avesse avanzato una proposta sul price cap. Dopo aver sottolineato che oggi ci sono Paesi che hanno esaurito il proprio spazio fiscale, Draghi avrebbe quindi esortato a dare una risposta forte. Fino a qui le indiscrezioni.
Draghi ha comunque pubblicamente affermato che «sull'energia le cose si stanno muovendo»: la Commissione «presenterà al Consiglio del 19 ottobre una proposta in cui i tre elementi - tentare di diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e l'inizio della riforma del mercato dell'elettricità - ci saranno». Il premier condivide poi la proposta avanzata da Gentiloni e Breton di creare un fondo per l'energia sul modello dello Sure. L'esortazione di Draghi spinge l'Ue a dover assumere misure comuni e i mercati accolgono positivamente questa ipotesi con il prezzo del metano che è crollato del 12% a 155 euro al mwh, ai minimi da luglio.
«La Commissione aveva proposto un tetto al gas a marzo ma all'epoca non era attrattivo», ha detto von der Leyen: «Ora la situazione si è evoluta e gli Stati membri vogliono discutere ora il price cap. Confido si possa trovare una soluzione». La priorità è «limitare i picchi nei prezzi dell'energia», ha spiegato la presidente della Commissione precisando che «dopo sette mesi dall'inizio della guerra siamo molto più preparati per l'inverno. I nostri stock sono del 90% oggi, il 15% più rispetto all'anno scorso».
Sulla stessa linea il presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola: I cittadini «devono pagare le bollette» e noi «dobbiamo dare soluzioni, come per il Covid». «Vorrei vedere un accordo su un cap, gli Stati non competano l'uno con l'altro», ha proseguito Metsola indicando la linea: serve «un forte segnale di unità». Per questo è «indispensabile un tetto al prezzo del gas a livello europeo». Anche il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni ha sposato l'idea di un tetto al prezzo del gas modulandolo però all'idea di un «price cap dinamico». Dal nostro paese arriva invece una bocciatura all'ipotesi di porre un tetto al solo gas utilizzato per produrre elettricità. Le posizioni tra i Paesi «si stanno avvicinando», ha notato Gentiloni lasciando intendere che si andrà in direzione di un accordo che potrebbe includere «finanziamenti comuni sul modello Sure».
Malgrado il pressing del fronte dei Paesi Ue guidato da Italia e Francia, permane la contrarietà della Germania al price cap: «Ogni intervento rivolto ai prezzi del gas sul mercato solleva automaticamente interrogativi sulla sicurezza dell'approvvigionamento, quindi dobbiamo discutere queste cose con molta attenzione», ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Una posizione analoga a quella del collega austriaco Nehammer: «I prezzi del gas devono essere fissati in modo da evitare un embargo a quello russo».
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