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Duomo, l'omelia di "don Scurati". Ma fischiano Sala e pure l'Inno

Lo scrittore officia il rito antifascista e anti-governo leggendo il suo monologo. Ma agli estremisti interessa solo Gaza. Contestato il riferimento al 7 ottobre

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Il rito del popolo democratico e antifascista in lotta contro il governo viene celebrato in piazza Duomo, a Milano, con decine di migliaia di «sinceri democratici».

A officiarlo Antonio Scurati, che legge integralmente il suo «famoso monologo», il testo grazie al quale lo scrittore - già piuttosto letto - è diventato anche lui celebratissimo, pochi giorni fa, quando qualcuno in Rai ha deciso - per motivi ancora da appurare - di cancellarlo dalla trasmissione «Chesarà», condotta da Serena Bortone, che ha denunciato il tutto pubblicamente, scatenando un putiferio quanto mai propizio per rinfocolare la polemica anti-governo proprio in vista di un 25 aprile di lotta.

Scurati recita il suo monologo con fare severo e benevolo, integrandolo giusto con qualche riferimento alla piazza. «Grazie per le belle parole» gli dicono alla fine. L'intervento è stato preceduto da una sapiente suspense, poi risolta dallo stesso autore. «Sul palco leggerò il mio monologo» ha annunciato mentre sfilava con la sua famiglia in corteo.

Sale sul palco portando un garofano rosso, lo scrittore, confidando sui tanti anni trascorsi dall'epopea socialista di Craxi (non troppo amato da questi «sinceri democratici» a dire il vero) e quando scende abbraccia la segretaria del partito del Pd Elly Schlein. Sotto il palco, una distesa di bandiere tutte palestinesi, intervallate giusto da qualche falce e martello, anche sovietica.

Una platea di centri sociali e giovani arabi è arrivata un'ora e mezzo prima. Sono i gruppi oltranzisti che hanno occupato la piazza, fisicamente e politicamente: giovani palestinesi, centri sociali, collettivi, anarchici antagonisti e sindacati di base. Vengono guardati con un misto di irritazione e benevolenza dalla sinistra «ufficiale». Ma questi militanti della sinistra estrema e anti-occidentale sono poco interessati alla democrazia o alla Costituzione che sarebbero in pericolo, o alla Rai, o alla battaglia dei sindacati, o al pacifismo sbandierato dal presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo, intento a chiedere a «Ucraina e Russia» di imboccare la «strada del negoziato» tanto da indurre l'omologo della Fiap Luca Aniasi a lasciare il palco «indignato».

A questi attivisti anti-Israele solo una cosa interessa: che si condanni Israele, che lo si distrugga politicamente, e non solo. Non vogliono che si parli d'altro. Non a caso sono iniziati tra i fischi gli interventi dal palco di piazza.

Viene fischiato anche l'inno nazionale italiano eseguito prima dei discorsi. Un gruppo lancia fumogeni. Cerca di spingere le transenne quando parla il sindaco Giuseppe Sala. E urla «vergogna», riferito a Scurati.

È stato Sala a chiamarlo sul palco. «Uno dei fatti eclatanti» di quest'ultimo periodo - ha scandito - «è la censura a cui è stato sottoposto il nostro concittadino Antonio Scurati». «Da Milano - ha proclamato Sala prima di lasciargli la parola - professiamo quello che qualcuno, che dovrebbe agire nel rispetto della Carta costituzionale, non riesce a fare».

Ha provato a fare la sua parte, Sala, puntando sul premierato. «Questa distorsione della Costituzione non può e non deve passare» ha detto. L'operazione, però, non è riuscita. Sonori «buu», insulti, e cori «vergogna!» e «Sala sionista sei il primo terrorista» hanno accompagnato il suo discorso.

Si arriva al punto per cui viene fischiato anche il riferimento al 7 ottobre del presidente dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti Dario Venegoni. «Questo è un regalo alla Meloni» commenta irritata realistica una signora col fazzoletto dell'Anpi al collo.

Con «Bella ciao» e «Fischia il vento» il tutto si chiude, quando la coda del corteo deve ancora partire. In corso Venezia sono già in azione le spazzatrici di Amsa.

Molti milanesi nel frattempo fanno shopping.

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