Politica estera

E la Cop27 finisce col solito flop

Termina oggi, dopo giorni di riunioni, incontri, roboanti annunci, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Sharm El-Sheikh

E la Cop27 finisce col solito flop

Termina oggi, dopo giorni di riunioni, incontri, roboanti annunci, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Sharm El-Sheikh, con un compromesso al ribasso che ricalca un modus operandi ormai noto nelle grandi conferenze globali sul clima. Sul banco degli imputati al Cop27 sono finiti i paesi industrializzati e più sviluppati perciò l'Occidente colpevole dell'inquinamento e dell'aumento delle temperature e di conseguenza chiamato a dover ripagare i paesi più poveri attraverso un fondo per le perdite e i danni. Nella bozza del documento finale si "riconosce la crescente urgenza di affrontare le perdite e di danni del riscaldamento globale". Significativo che a guidare il fronte dei paesi emergenti e in via di sviluppo per ottenere il fondo per i loss and damage ci sia la Cina, tra i principali inquinatori al mondo. Eppure continua a mancare un'intesa su questo punto tra i Paesi partecipanti in particolare sulle cifre da destinare al fondo. Il documento finale della Cop27 è improntato a una colpevolizzazione dell'Occidente osservando con "preoccupazione il crescente gap fra i bisogni dei paesi in via di sviluppo e il sostegno fornito da quelli sviluppati. Inoltre viene espressa "grave preoccupazione che l'obiettivo dei 100 miliardi di dollari all'anno" per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo nelle politiche climatiche previsto dall'Accordo di Parigi "non sia stato ancora raggiunto dal 2020". Le critiche non sono finite qui poiché emerge "profondo rincrescimento che i paesi sviluppati che hanno le maggiori capacità per ridurre le loro emissioni continuino a non farlo sottolineando l'obiettivo di arrivare a zero emissioni nette al 2030. Tra gli altri obiettivi c'è quello di "perseguire gli sforzi" per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 C sulla falsariga dell'Accordo di Parigi e continuare in direzione di una graduale riduzione del carbone come già concordato al Cop26 di Glasgow. Nella bozza del documento finale si fa inoltre riferimento al raddoppio dei finanziamenti per le politiche di adattamento a 40 miliardi di dollari all'anno entro il 2025.

Una cifra che sembra non bastare a detta del segretario generale dell'Onu Antonio Gueterres per cui: la maniera più efficace di ripristinare la fiducia è trovare un'intesa ambiziosa su un fondo da 100 miliardi di dollari l'anno per aiutare il Sud del mondo. Rimane però la domanda di fondo sul clima: è davvero tutta colpa dell'Occidente?

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