E subito scatta il toto-sindaco. Il centrodestra ragiona su Resta

Piace a FI e Lega l'idea di un civico. FdI vorrebbe puntare su Fidanza

E subito scatta il toto-sindaco. Il centrodestra ragiona su Resta
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Milano I ragionamenti per Milano erano già cominciati indipendentemente dalle indagini e da quello che deciderà di fare adesso il sindaco Beppe Sala. Il centrodestra, che si vada alle urne ora o nel 2027, è consapevole di partire in svantaggio di diversi punti nel voto politico.

Ma la sfida non sembra più così impossibile. Il caos sull'urbanistica rende la città più contendibile e alla portata rispetto alle partite di Roma e Torino, dove il centrosinistra arriverà con sindaci uscenti da confermare. Matteo Salvini vorrebbe individuare un candidato "in autunno, a prescindere dalle inchieste" e anche Forza Italia è d'accordo. La strategia, portata avanti in primis dagli azzurri, è quella di allargare il più possibile la coalizione per intercettare i riformisti, i liberali e i moderati che in passato hanno scelto il centrosinistra pur senza votare il Pd. Per farlo gli azzurri sono convinti che sia necessario un civico, un'impostazione che non cambia dopo i nuovi sviluppi giudiziari e che trova favorevole anche Lega e buona parte di FdI. L'ex rettore del Politecnico Ferruccio Resta, nominato da poco presidente di Nuclitalia, la newco sul nucleare, è un manager che piace un po' a tutti, anche a Carlo Calenda. Il leader di Azione ha già fatto sapere che valuterà in base al candidato se andare a destra, a sinistra o da solo. Ma ha anche sottolineato che se il Pd puntasse su un sindaco troppo a sinistra, lui è pronto a "digerire" anche la Lega e a sostenere un profilo "come quello di Resta". Per quanto riguarda FdI, invece, le carte a Milano sono in mano al presidente del Senato Ignazio La Russa, che inizialmente aveva aperto alla via politica ipotizzando la candidatura del presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi, magari in tandem con Andrée Ruth Shammah, anima e corpo del Teatro Franco Parenti. A sbarrare la strada a Lupi, oltre alla Lega, ci si è messa anche la sua "ex" Forza Italia e le sue quotazioni sembrano in ribasso.

Sul fronte politico ogni partito potrebbe schierare i suoi pesi massimi, anche se non è detto che siano tutti disponibili. In Forza Italia, per fare qualche nome, ci sono Giulio Gallera e Letizia Moratti, nella Lega Silvia Sardone e in Fratelli d'Italia Carlo Fidanza e Marco Osnato. La suggestione più grande, oltre a quella già dissolta su Urbano Cairo, porta al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Secondo alcune indiscrezioni, se la Lega perdesse il Veneto nel risiko delle candidature potrebbe tenere la Lombardia e magari dire la sua su Palazzo Marino. E ovviamente davanti a un nome come quello di Giorgetti, pur non essendo lui milanese, nessuno potrebbe dire di no. Rumors però prontamente smentiti dal Carroccio, visto che "fa benissimo il ministro dell'Economia".

Le indagini potrebbero lasciare strascichi politici nel centrosinistra, con il rischio di dover rimescolare le alleanze. In pole position c'è sempre Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Lombardia che si "sacrificò" alle regionali del 2023 sfidando Attilio Fontana. Vicino alla segretaria Elly Schlein, ha sempre fatto il pieno di preferenze in città. Anche se potrebbe allontanare i voti più moderati e riformisti, Majorino - che in questi giorni ha dato il suo sostegno a Sala chiedendo però una svolta sull'urbanistica - riuscirebbe a mobilitare l'elettorato di sinistra ricreando un campo largo con anche i Cinquestelle.

Sullo sfondo resta la rettrice della Bicocca Giovanna Iannantuoni mentre un nome caldo è quello di Mario Calabresi, già direttore de La Stampa e Repubblica e figlio del commissario Luigi Calabresi, che

negli scorsi mesi aveva anche ricevuto un mezzo endorsement da parte di Sala. Alle prese con diverse avventure editoriali, non è scontato, però, che Calabresi decida di scendere in campo in una situazione così complicata.

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