«Io non son mai voluto entrare in politica perché oggi sei alle stelle e domani sei a zero...l'imprenditore deve fare l'imprenditore, punto e basta...deve stare con tutti e con nessuno... ». Così parlava l'84enne imprenditore e «zar» della logistica Aldo Spinelli, ai domiciliari da martedì scorso, in una conversazione intercettata con Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell'Autorità portuale (in carcere). É l'8 agosto 2022, le cimici della Finanza captano un incontro in un bar a Genova. «Eh sì, gioia - continua Spinelli - io il contributo lo do a tutti, alla Lega l'unico che mi ha chiesto, Partito democratico, 20 mila euro e io gliel'ho dati, però non so più niente, se li ha pagati il mio direttore, se non li ha pagati». E infine: «Alla Lega glieli ho dati, a Toti glielo ho dati, li ho dati a tutti perché è giusto, i partiti se no come vivono? I manifesti, le feste, tutta quella roba lì, è giusto che tu, un imprenditore deve...deve stare con tutti».
Una linea, quella del pagamento urbi et orbi, ribadita dallo stesso Spinelli nell'interrogatorio di garanzia con la gip di Genova Paola Faggioni. E però ieri, come riportato su alcuni quotidiani, l'imprenditore avrebbe detto a verbale che «il presidente mi pressava per avere finanziamenti» e Toti, da governatore, «prendeva impegni che sapeva bene di non poter mantenere». Dichiarazioni che, se prese alla lettera dalla procura - che però, a ieri, non avrebbe intenzione di sposare questa linea - in teoria potrebbero gettare un'ulteriore ombra accusatoria sul governatore: la concussione, cioè quel reato che punisce il pubblico ufficiale che, abusando delle sue funzioni, costringa o faccia pressioni a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità. Insomma la tesi che fosse Spinelli la vittima, in questo momento non è contemplata, a meno di ulteriori elementi. Ecco invece la tesi della procura contenuta nella richiesta di custodia cautelare, arrivata al termine di quattro anni di indagine. I pm, parlando dei contatti tra Spinelli e il governatore in vista della riunione del Comitato di gestione del 29 settembre 2021, usano l'espressione «convergenti interessi reciproci». Contestando, da un lato, a Toti di avere ricordato all'altro la promessa di finanziamento in vista della imminente competizione elettorale, in cambio del rinnovo della concessione pluridecennale per il Terminal Rinfuse. E dall'altro, all'ex patron del Genoa e del Livorno, di avere «proceduto alla erogazione solo dopo la positiva conclusione della pratica». Pratica che otterrà. «Ancora una volta, quindi - sostengono in pm - si riproponeva con chiarezza il rapporto di corrispettività tra erogazione del finanziamento e la proroga della concessione». In riferimento ad altre conversazioni, i pm parleranno di «rapporto sinallagmatico» tra i due, più semplicemente di reciprocità.
Anche a Bucci, non indagato, Spinelli chiede di intervenire sui membri di comitati di gestione del porto perché votino la delibera sul rinnovo della concessione. Per non parlare delle presunte pressioni sullo stesso Signorini. È il 30 dicembre 2021 e Spinelli telefona al (ora ex) presidente dell'autorità del porto facendo «commenti ironici», in particolare su Giorgio Carozzi, che inizialmente non vuole votare il rinnovo. «Ma quel Carozzi è proprio scemo», dice l'imprenditore. E Signorini: «No, ma è allucinante, infatti ha messo in difficoltà Bucci. Ho detto a Bucci: ti dici lo sceriffo, lo sceriffo, ma se non ti fai neanche obbedire dai tuoi uomini». E Spinelli, ancora: «Me lo deve togliere! Deve mettere una persona per bene.. deve mettermi me, in comitato, diglielo!».
Sempre a Bucci, Spinelli telefona il 25 ottobre 2022. Il riferimento è alle concessioni negli spazi dell'ex Enel: «Bisogna mettere a posto l'Enel () dagli una mano a Signorini perché quello se la fa sotto». E ancora, Spinelli: «Fammi la cortesia, mettici una pezza te.».
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