Si fa sempre più concreta la presenza di cellule del terrorismo islamico anche in Italia. A Ceriale, un piccolo comune ligure, due fratelli di origini marocchine sono stati arrestati durante una perquisizione scattata nell'ambito di un'operazione antiterrorismo, condotta dalla procura di Genova. Sempre al Nord, questa volta tra Reggio Emilia e Vicenza, la Digos ha invece espulso un imam marocchino, su provvedimento del ministro dell'Interno per motivi di ordine pubblico e sicurezza. Con lui sale a 60 il numero di presunti terroristi espulsi dal nostro Paese dal dicembre 2015.
I fratelli Rafik e Abdelfettah Mezouari, arrivati in Italia diversi anni fa, sono stati arrestati con l'accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti nel Savonese, ma il sospetto che ha portato gli investigatori a perquisire casa loro, è legato alla possibilità che - insieme a un altro nordafricano che è stato denunciato - siano in contatto con un reclutatore filojihadista del Marocco. Per questo, anche se l'arresto è per il possesso di droga, è stato aperto un fascicolo per «arruolamento con finalità di terrorismo» a carico di ignoti. L'indagine è nata dopo la segnalazione di una ragazza di Andora, che riceveva sul suo smartphone immagini e testi di propaganda fondamentalista. Tra quei messaggi, inviati da un numero estero sconosciuto, anche la fotografia di una donna in pantaloni e maglietta, con gli occhiali da sole sulla testa e un kalashnikov in mano, in posizione di tiro. La foto era accompagnata da un apparente messaggio in codice. Dopo alcune indagini, la polizia postale di Imperia ha accertato che l'unica spiegazione che poteva esserci dietro quei particolari messaggi era da ricercarsi in un atto di cortesia che la giovane aveva fatto, tre mesi prima, prestando il cellulare a un nordafricano - ospite nel centro di accoglienza di Andora - per telefonare a dei parenti in Marocco. Un piacere che, pochi mesi dopo, si è trasformato in una trappola per i tre nordafricani. I rilievi della Postale hanno ricostruito una serie di scambi fra il numero del mittente marocchino - che secondo gli inquirenti sarebbe il presunto reclutatore - e i tre finiti sotto la lente dell'inchiesta antiterrorismo. Così sono stati intercettati telefoni e navigazioni sui social network e dalla fitta rete di contatti è emerso il sospetto di un possibile attivismo nel campo del proselitismo dello Stato Islamico. Ed è su questo che nasce l'indagine: sul dubbio che dopo anni di residenza in Italia, i tre piccoli spacciatori, si siano avvicinati, anche solo in maniera indiretta, al terrorismo.
Nella palazzina degli anni '70 dove abitavano i fratelli marocchini nessuno sembra aver mai notato nulla di strano, anche se nella stessa zona risiedeva Brahim Boufares, che a maggio del 2015 era stato denunciato per apologia e istigazione a fini terroristici. Finito nel mirino dei Ros per aver postato su Facebook frasi inneggianti agli autori della strage nelle sede parigina di Charlie Hebdo, pochi giorni fa è stato espulso dall'Italia, con il divieto di rientrarvi per dieci anni. A Noventa Vicentina, invece, l'imam Mohammed Madad, residente fino a sei mesi fa nel Reggiano, è stato espulso. Era a capo di un luogo di culto islamico nella frazione di Gatta di Castelnovo Monti, anche se viveva a Carpineti con la sua famiglia. Era diventato un punto di riferimento per tutta la comunità religiosa: la sua «moschea» di Felina era frequentata da oltre 150 fedeli. Seguito da diversi mesi dalla Digos per l'atteggiamento radicale, i suoi sermoni avevano assunto un profilo sempre più antioccidentale. Il sospetto è che potesse agevolare il terrorismo internazionale e supportare le organizzazioni terroristiche. Gli è stato inflitto il divieto di rientrare in Italia per i prossimi 15 anni. Madad prima di diventare esclusivamente imam aveva fatto l'operaio in una azienda alimentare e tentato, senza successo, di aprire una macelleria islamica. L'uomo non faceva segreto del suo pensiero radicale, tant'è che aveva chiamato una delle sue due figlie Jihad. La sua predicazione si è contraddistinta per i forti toni contro l'Occidente e gli argomenti vicini a quelli dell'islam estremista salafita. I sermoni violenti e l'educazione rigida impartita ai bambini della comunità, andavano di pari passo con i maltrattamenti sui quattro figli.
Inoltre - a dimostrazione della grande influenza che aveva nei confronti dei suoi seguaci - in cambio di denaro, svolgeva anche dei «rituali magici». L'imam è stato imbarcato su un volo che da Fiumicino lo ha portato in Marocco, dove già si trova la famiglia, per le vacanze estive.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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