In Europa è emergenza Fratelli Musulmani. E Milano manifesta a favore della Palestina

Polemiche per l'"Eye" di Strasburgo. Il caso Palazzo Marino

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La mobilitazione per Gaza usata come «cavallo di Troia» per una nuova penetrazione dell'islam politico in Europa. E dalla Francia, alle istituzioni europee all'Italia, segnali di inquietudine e polemiche si moltiplicano.

Parigi è scossa dal rapporto choc presentato dai servizi segreti, secondo cui i Fratelli Musulmani «vogliono imporre la sharìa» nel Paese attraverso un'intensa attività di proselitismo e separatismo. Il governo francese intende «impedire l'infiltrazione» e «serrare i ranghi nella lotta contro l'estremismo dei Fratelli Musulmani» ha avvertito la portavoce dell'esecutivo Sophie Primas al termine del Consiglio dei ministri di ieri. E se la Francia vede una «minaccia alla coesione nazionale», è naturale che ripercussioni e tensioni arrivino alle istituzioni europee, da sempre propense a un'interlocuzione poco sorvegliata con il mondo islamico organizzato e politicizzato. Un caso è stato sollevato ieri da Susanna Ceccardi, eurodeputata italiana della Lega. Il caso riguarda l'imminente «European Youth Event», la kermesse biennale concepita dal Parlamento Ue e dedicata alla cittadinanza giovanile europea. «È inaccettabile - attacca Ceccardi - che l'organizzazione Femyso partecipi all'Evento europeo della Gioventù promosso dal Parlamento europeo a Strasburgo». Ceccardi cita il rapporto dell'intelligence francese sull'islamismo politico e avverte: il Femyso non è una semplice rete di giovani musulmani europei ma il braccio giovanile del Consiglio dei musulmani d'Europa, che rappresenta la pietra angolare dei Fratelli Musulmani nel nostro continente. Un'organizzazione ritenuta legata a un progetto politico radicale, antidemocratico e incompatibile con i nostri valori». E in effetti un'ampia letteratura specialistica e accademica considera Femyso come espressione di questa «casa-madre» dell'islam politico, che ufficialmente ha ripudiato la violenza in Occidente, ma viene comunque considerata altamente problematica o minacciosa in molti Paesi, con i suoi rami, le sue sezioni locali.

Ma sempre più spesso, soprattutto a sinistra, si tende a confondere ciò che è pacifico e ciò che è anti-israeliano. Con una buona dose di ingenuità, per esempio, parla di «pace» la vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo, in un post che dà conto del suo incontro, due giorni fa a Palazzo Marino, con una controversa delegazione palestinese che comprendeva tra gli altri Wael al-Dahdouh, capo redattore di Al Jazeera a Gaza. «Vorrei ricordare - critica Davide Romano, direttore del museo della Brigata ebraica - che l'emittente appoggia i Fratelli Musulmani, la cui sezione palestinese si chiama Hamas. Non a caso Abu Mazen l'ha sospesa dalle attività in Cisgiordania, e il movimento Bidna Naish (la dissidenza di Gaza, ndr) l'ha esplicitamente accusata di non dare copertura alle manifestazioni anti-Hamas». Della delegazione faceva parte anche Sulaiman Hijazi, figura chiave della rete anti-Israele, che il 7 ottobre 2023 scriveva «Grazie Dio» e negli anni passati parlava di Hamas come del «nostro movimento della resistenza». E intanto il Comune di Milano ha aderito a «50.

000 sudari per Gaza», la campagna promossa per accendere i riflettori su Gaza. «Quello che sta facendo Netanyahu è intollerabile - ha detto il sindaco Beppe Sala - e le nostre coscienze si devono ribellare. Ognuno deve fare la sua parte».

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