Fallisce la crociata dei cattolici progressisti per gli immigrati

Dalla Cei di Zuppi alle Acli, passando per Sant'Egidio: a vuoto l'impegno sulla cittadinanza

Fallisce la crociata dei cattolici progressisti per gli immigrati
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L'idea di «giustizia sociale» e d'«integrazione» proposta dai catto-dem non convince gli italiani. La Conferenza episcopale e altri attori del mondo cattolico, soprattutto quello di orientamento progressista, hanno sostenuto il referendum promosso dalla coppia Maurizio Landini ed Elly Schlein. Tuttavia, gli elettori, che in larga parte si dichiarano ancora cattolici, sembrano avere altre priorità.

Solo poche settimane fa, la Cei guidata dal cardinale Matteo Maria Zuppi (nella foto) chiedeva attraverso il Consiglio permanente «una riforma complessiva» della legge sulla cittadinanza. I vescovi auspicavano un iter ancora più rapido per il suo ottenimento, mentre la proposta referendaria del cosiddetto «campo largo» veniva presentata come «un'occasione» per promuovere «una visione ampia che eviti mortificazioni della dignità delle persone». Monsignor Francesco Savino, vicepresidente Cei, aveva etichettato la scelta di non votare come «una forma d'impotenza deliberata». Ma la Cei non è stata la sola voce cattolica a uscire sconfitta da questa battaglia referendaria. Sono caduti nel vuoto anche gli appelli di realtà come Azione Cattolica, la Caritas, le Acli, Agesci, Centro Astalli, Fondazione Migrantes e Comunità di Sant'Egidio. Tutti questi soggetti avevano concentrato le proprie energie soprattutto sul quesito relativo all'abbreviazione dei tempi per la concessione della cittadinanza quesito che è stato bocciato anche da una larga percentuale dei pochi che si sono recati alle urne. Capitolo Sant'Egidio: Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità, si è speso con un lungo post sul suo blog, invitando a votare «Sì» al quinto quesito. Poi il grande tema del richiamo alla partecipazione: altra sfida persa. Il presidente della Caritas italiana e delle Acli Emiliano Manfredonia ha definito il voto «il primo antidoto per non smantellare la democrazia». Toni che sottintendono la possibilità che il sistema democratico italiano sia a rischio: posizioni su cui i cittadini, con tutta evidenza, non concordano. È di pochi giorni fa la polemica della Cei sulla modifica (in realtà fatta dal secondo governo di Giuseppe Conte) sulle quote dell'8x1000.

È possibile che anche il distacco dalla realtà contribuisca al calo di chi sceglie quello strumento fiscale. Il presidente di Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, si dice deluso ma non molla. E dopo l'esito referendario parla di «immigrati lasciati soli», soltanto «lavoratori» ma non «cittadini».

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